Storie Web venerdì, Maggio 10
Notiziario

Arriva il primo sì della Camera al ddl sull’autonomia differenziata. La commissione Affari costituzionali di Montecitorio ha infatti concluso l’esame, confermando l’approdo in Aula lunedì prossimo 29 aprile. Un passaggio che corrobora il patto tra la Lega e Fdi che sbloccherà in Senato l’approdo in Aula del ddl sul premierato, caro al partito di Giorgia Meloni.

Il ricorso alla “ghigliottina”

In commissione è stata applicata la “ghigliottina” essendo stati votati sono 80 emendamenti sui 2200 presentati. Il testo va in Aula lunedì prossimo 29 aprile. «Con il voto di oggi per il mandato ai relatori di riferire in Aula, i lavori in commissione sull’autonomia si sono ufficialmente conclusi. Ringrazio sentitamente il presidente Pagano, tutti i funzionari della I commissione e tutto il personale alla Camera, operativi anche il sabato pomeriggio per i lavori sulla riforma», sono state le parole del ministro Roberto Calderoli. «Un ringraziamento particolare anche ai tre relatori Stefani, Urzì, Russo e a tutti i deputati di maggioranza per l’impegno profuso. Un altro passo avanti e il 29, come stabilito dal calendario e come ci eravamo impegnati a fare, alle ore 10 inizierà la discussione generale».

Lega: ultimo passo, finalmente ci siamo

«Si conclude l’iter in commissione Affari costituzionali sull’Autonomia, che approderà in aula alla Camera il 29 aprile. L’ultimo passo dopo anni di attesa. Finalmente ci siamo. Per il Paese si tratta di una grandissima opportunità di crescita. L’assurdo ostruzionismo della sinistra è stato sconfitto, promessa mantenuta». Così i deputati della Lega in commissione Affari costituzionali Igor Iezzi, Simona Bordonali, Laura Ravetto, Alberto Stefani ed Edoardo Ziello.

Pd: votato solo il 2% degli emendamenti presentati

Tutt’altra l’aria che tira nelle opposizioni. «Quanto accaduto in commissione affari costituzionali sul ddl autonomia è un grave precedente che avrà ripercussioni per tutta la Legislatura. Il presidente Pagano ha piegato il regolamento ai voleri del Governo e ha imposto a tutti gli effetti una dittatura della maggioranza. Tempi strozzati e voti irrisori, votati poco più del 2% degli emendamenti, nonostante il parlamento stesse esaminando un provvedimento molto complesso che stravolge l’assetto istituzionale dello stato e genera forti disparità di trattamento tra i cittadini. Altro che mandato al relatore, con il voto di oggi hanno mandato a quel paese l’unità d’Italia». Così la capogruppo democratica in commissione Affari istituzionali della Camera, Simona Bonafè.

M5S: maggioranza ha sbattuto porte in faccia al dialogo

«Abbiamo chiesto di lavorare stanotte, di farlo domenica. Ma niente. La maggioranza ci ha sbattuto la porta in faccia, ha chiuso al dialogo e ha deciso di andare avanti con il mandato al relatore. Si tratta di una brutta pagina per le nostre istituzioni, ma purtroppo in linea con quanto avvenuto nelle ultime settimane e con un’idea evidentemente fallace della democrazia». Lo ha detto in commissione Affari costituzionali, durante la dichiarazione di voto, il capogruppo M5S Alfonso Colucci. «La sistematica compressione dei tempi e l’impossibilità di discutere nel merito una misura così importante ci lascia esterrefatti. Siamo davanti a un provvedimento che è in grado di cambiare il Paese nelle sue fondamenta. Eppure non è stato possibile dibatterlo e tutto si è dovuto consumare in appena due settimane. La verità è che la maggioranza del governo Meloni non vuole discutere di questo provvedimento perché non ha gli argomenti per farlo. Per quel che ci riguarda presenteremo in Aula tutti i nostri emendamenti e non parteciperemo al voto sul mandato al relatore», ha concluso Colucci.

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