Storie Web lunedì, Maggio 20
Notiziario

In un’intervista a Fanpage.it, la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone (M5s) denuncia il governo Meloni dopo le stime della Commissione europea: la fine del reddito di cittadinanza potrebbe aumentare l’incidenza della povertà assoluta. Una conferma della “guerra contro i poveri” dell’esecutivo.

Un rapporto della Commissione europea ha previsto che, con il passaggio dal reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione varato dal governo Meloni, in Italia aumenterà l’incidenza della povertà assoluta e della povertà infantile. Per Mariolina Castellone, senatrice del Movimento 5 stelle e vicepresidente di Palazzo Madama, è proprio ciò cheM5s aveva denunciato negli scorsi mesi. Intervistata da Fanpage.it, Castellone ha accusato l’esecutivo di dare attenzione solo “alle lobby e ai più ricchi”, con una “guerra ai poveri” che tocca anche le misure sul lavoro: dalla precarietà a Decontribuzione Sud.

Il rapporto della Commissione Ue conferma ciò che sostenevate quando chiedevate al governo di non cancellare il reddito di cittadinanza?

Sì. E i numeri, non solo quelli diramati in ultimo ieri dalla Commissione Ue, stanno dimostrando che le nostre preoccupazioni erano fondate. Il 25 marzo scorso l’Istat ci ha detto che nel 2023, primo anno di Giorgia Meloni al governo, il numero di poveri assoluti in Italia ha toccato il record storico: 5,7 milioni, di cui 1,3 milioni sono minorenni. Un aumento di 78mila persone e 48mila famiglie rispetto al 2022. Fra i lavoratori dipendenti la crescita della povertà è stata di quasi l’1%. Ricordo che il reddito di cittadinanza andava anche a circa 200mila lavoratori poveri che lo prendevano a integrazione di un salario da fame. La scure di Meloni e Calderone ha colpito anche loro. Questi sono i risultati.

L’Ue boccia l’Assegno di inclusione e dice che senza Rdc aumenterà la povertà in Italia

Il governo però ha obiettato che questa analisi si basa su uno studio “statico e parziale”, e che l’Adi in realtà non è l’unica misura che ha sostituito il Rdc, perché c’è anche il Supporto formazione lavoro. Quindi “non è su questa base che si possono compiutamente valutare gli effetti delle politiche attive introdotte dal governo”. Cosa ne pensa?

Ogni volta che subisce una critica, il governo si scaglia contro chi l’ha mossa. La stessa cosa era successa a dicembre con la Banca d’Italia, la cui analisi aveva preannunciato gli effetti nefasti di Assegno di inclusione e Sfl. Possono dire quello che vogliono, ma la realtà è nei numeri. Le famiglie che oggi accedono a queste due misure sono la metà di quelle che prendevano il Rdc. Ancora a marzo erano escluse dall’Adi 148mila nuclei con minori, anziani e persone diversamente abili; per quanto riguarda il Supporto formazione lavoro, sempre a marzo si era iscritto alla piattaforma un potenziale beneficiario su quattro e la durata dei corsi di formazione non arrivava a tre mesi. Un totale disastro. Il resto sono chiacchiere.

Lo stesso rapporto dell’Ue mette in fila diversi dati critici sull’Italia: il rischio di povertà è tra i più alti in Europa. Anche se, va detto, alcuni di questi dati si riferiscono al 2022, quando l’attuale esecutivo fu in carica solo per gli ultimi mesi dell’anno. Il governo sta dando la risposta sbagliata sul tema?

È evidente. La pandemia ha acuito le disuguaglianze ma il reddito di cittadinanza ha evitato che un altro milione di persone finisse in povertà assoluta. Bisognava proseguire lungo questa strada e rafforzarlo, come peraltro l’Ue ha chiesto agli Stati membri con una raccomandazione. Invece il governo Meloni ha imboccato la direzione opposta, trasformando l’Italia nell’unico Paese europeo privo di una misura universale contro l’indigenza. Da nessun’altra parte i poveri vengono divisi in ‘occupabili’ e non. Qui da noi sì e per una bieca ragione: fare cassa sui più deboli. Questo è l’esecutivo che non ha incassato un euro dagli extraprofitti delle banche ma che ha tagliato quasi due miliardi all’anno per la lotta alla povertà. Una destra asociale che fa la guerra ai poveri e coccola le lobby e i più ricchi.

Nel rapporto si legge anche che “la prevalenza di lavori poco pagati e poco continuativi aiuta a spiegare perché, nonostante l’aumento dell’occupazione dopo la pandemia, la povertà non sia scesa in modo significativo”.

Meloni e i suoi si vantano della crescita dell’occupazione, ma dimenticano volutamente di dire che tale aumento è iniziato ad aprile 2021, quando FdI era all’opposizione. Se nel 2020 il governo guidato dal presidente Giuseppe Conte non avesse previsto misure come la cassa integrazione per tutte le aziende, il blocco dei licenziamenti – che ha salvato 330mila posti di lavoro – e i crediti garantiti alle imprese avremmo vissuto un’altra storia. Nascondendosi dietro il calo della disoccupazione, la premier fa finta di non vedere che i salari degli italiani sono sempre più stagnanti, che nel 2023 il numero di precari da più di cinque anni è aumentato, che la sicurezza sul lavoro è una chimera e che la formazione è al palo.

Malgrado ciò, Meloni ha detto ‘no’ al salario minimo legale, trasformando la nostra proposta in una delega in bianco al governo. Ora la riproponiamo sottoforma di pdl di iniziativa popolare: a breve partirà la raccolta firme. Il tutto mentre al Senato spunta un altro disegno di legge, targato sempre FdI, che arriva addirittura a comprimere considerevolmente i tempi di presentazione del ricorso del lavoratore in caso di gravi violazioni delle leggi sulla sicurezza. Abbiamo depositato 31 emendamenti per cambiarlo radicalmente, tra cui quello per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. Daremo battaglia nelle commissioni e in Aula.

A fine giugno potrebbe sparire Decontribuzione Sud, dato che al momento non è chiaro se il governo Meloni riuscirà a rinnovarla (o abbia intenzione di farlo). Lei ha detto che il governo è “nemico del Sud”. Che conseguenze avrebbe la fine della misura per il Meridione?

Gli effetti sarebbero devastanti. A dirlo non siamo solo noi, che questa misura l’abbiamo creata e attuata, ma gli stessi imprenditori che ne beneficiano. Confindustria ha definito Decontribuzione Sud “una delle più efficaci misure mai messe in campo dallo Stato italiano dall’Unità d’Italia fino ad oggi”. Fra il 2021 e il 2023, essa ha riguardato oltre quattro milioni di lavoratori nel Mezzogiorno, contribuendo all’assunzione di 3,7 milioni di loro. Il fallo di reazione di Fitto è stato tipico di chi viene beccato con le dita nella marmellata: il ministro ha prima annunciato ai sindacati che Decontribuzione Sud non sarebbe stata rinnovata e poi, trovatosi costretto a ritrattare dopo il clamore suscitato dalla notizia, se l’è presa con noi per non si sa bene cosa. Si commenta da solo.

Ma questo non è che l’ultimo attacco del governo al Meridione. Penso al taglio di 3,5 miliardi del Fondo di perequazione infrastrutturale e, soprattutto, all’autonomia differenziata, che amplificherà ulteriormente le disuguaglianze e darà il colpo di grazia a una sanità pubblica già al collasso. Al governo abbiamo i patrioti al contrario.

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