Storie Web sabato, Aprile 27
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Pensate alla salute. È il caso di dirlo leggendo quel 9 euro al litro del prezzo dell’olio extravergine d’oliva . In queste circostanze, si è soliti guardare nelle tasche delle persone: il caro-vita viene preso esclusivamente come un fattore economico. Ma stavolta è diverso. Quando a cena non ci si può permettere generi alimentari di qualità, a farne le spese è proprio la salute. Il risparmio porta a una cattiva alimentazione, anticamera a sua volta di patologie non trasmissibili. L’obesità, per esempio. Una pandemia silenziosa dall’impatto devastante, in termini di equilibri sociali e di costi sanitari. A oggi le proiezioni della Fao ci danno, entro il 2035, 1 miliardo di persone obese, sugli 8 totali della popolazione mondiale, cui se ne sommano altri 4 potenzialmente tali o sovrappeso. Secondo i nostri calcoli, questo trend rischia di portarci, già nel 2030, a una riduzione delle aspettative di vita. Sarebbe la prima nella storia dell’umanità.

Sì, ma che c’entra l’olio troppo caro con tutto questo? È semplice. Tra le cause dell’aumento di obesità, infatti, c’è da annoverare l’assenza di una dieta sana, fondamentale per la prevenzione da patologie non trasmissibili, ma che – a seguito dell’inflazione sui generi alimentari – inavvicinabile per molte famiglie.L’olio extravergine di oliva è appunto uno di quei prodotti che contribuisce maggiormente alla salute della persona. Come dimostrano i dati dello studio realizzato dall’Università di Milano con l’Istituto nutrizionale Carapelli (Carruba, Nisoli et al.) i suoi acidi grassi monoinsaturi e polifenoli conducono a un profilo metabolico più sano, riducendo il peso corporeo e i livelli di glucosio nel sangue, mitigando così il rischio di diabete. Attraverso tecniche avanzate di analisi genetica e metabolica, i ricercatori hanno identificato nuovi modi in cui l’olio extravergine di oliva e i polifenoli influenzino il metabolismo.

Le diete ricche di extravergine di oliva favoriscono il contrasto dell’obesità e delle patologie ad essa associate. Tuttavia, vuoi per ragioni di moda, vuoi per caro-vita, anche nel nostro Paese – culla della dieta mediterranea – si sta abbandonando quello stile di vita legato a un’alimentazione bilanciata e di qualità. Tant’è vero che il tasso di obesità è in aumento. Purtroppo, i cambiamenti climatici stanno mettendo sotto stress le coltivazioni. Mentre la tecnologia più innovativa non sembra rispondere alle attese. Si teme, al contrario, che le perdite produttive dovute alla siccità che ha colpito gli uliveti nel 2022 non verranno colmate nemmeno con il raccolto di quest’anno.Servono quindi azioni di sostegno alla filiera e al consumatore. La Spagna, per esempio, ha sospeso l’Iva sul prezzo finale dell’olio. Un’azione simile, in Italia, varrebbe il 4% del costo al dettaglio. Per quanto economicamente ridotto, sarebbe un input efficace per un maggior consumo di olio extravergine per i consumatori, che nel fare la spesa devono pensare a stare bene.

* Presidente del Centro di studio e ricerca sull’obesità (Csro) dell’Università degli Studi di Milano
**Presidente di Competere – Policy for sustainable development

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