Storie Web giovedì, Maggio 9
Notiziario

Basta con le accuse. Di non avere tagliato davvero i ponti con il fascismo. Di essere sovranisti o populisti come se fosse una iattura: sul palco vista mare di Pescara va in scena l’orgoglio di Fratelli d’Italia e a lanciare l’affondo sono due tra gli esponenti più schivi del governo, Luca Ciriani e Alfredo Mantovano. Dall’aborto alla censura, passando per le “etichette” che puntano a “escludere” una parte politica, soprattutto il sottosegretario alla presidenza traccia le linee identitarie del partito che si appresta almeno a triplicare la compagine a Strasburgo al voto dell’8 e 9 giugno.

I numeri

A pochi giorni dalla consegna delle liste, sono le candidature, più che il programma che viene raccontato nelle tre sale allestite sul lungomare nel centro della città adriatica, a tenere banco nei capannelli. Ci sono già diversi ministri, sottosegretari e una fitta pattuglia parlamentare all’inaugurazione della tre giorni: “135 relatori, 2200 delegati e più di 150 volontari”, fanno sapere da Fdi. E una grande tensostruttura che ha sollevato più di un dubbio tra le opposizioni locali.

Attesa per la candidatura di Meloni alle europee

La kermesse si concluderà con l’annuncio della candidatura di Giorgia Meloni alle europee. Lei finora non ha sciolto la riserva ma nel discorso conclusivo della kermesse farà sapere la sua decisione. Qui nessuno scommetterebbe il contrario, anche se le valutazioni sarebbero ancora in corso. «Avrebbe la conferma della fiducia degli italiani» dice il ministro Francesco Lollobrigida. E indicherebbe, sottolinea anche il capogruppo al Senato Lucio Malan, «l’importanza che diamo a queste elezioni». Certo, lei non opterebbe per il seggio all’Eurocamera, diversamente dai parlamentari che dovessero correre che invece, almeno nei ragionamenti che si fanno in queste ore, dovrebbero lasciare lo scranno a Roma per quello europeo se eletti (c’è ad esempio Maddalena Morgante che ha già annunciato la candidatura nel nord est, ma si starebbe ancora riflettendo anche su Salvatore Deidda nelle isole, o su Manlio Messina al Sud che sarebbe però più orientato al no).

I primi interventi

Nell’attesa della premier, che è anche presidente di Fdi e dei conservatori europei di Ecr, si alternano Gennaro Sangiuliano e Guido Crosetto, Ciriani appunto che respinge, all’indomani delle polemiche sul 25 aprile, le «lezioni di chi alimenta odio o divisioni» o le accuse di “censura”, anche perché il partito, sottolinea, «i conti con il passato li ha già fatti mille volte, una volta per sempre». Poi arriva Mantovano a metterci il carico: «Il fascismo demonologico era un’arma di esclusione di massa, si traduceva nella moltiplicazione di etichette attaccate a una persona o a un gruppo culturale, e l’arbitro esclusivo era il Pci. Nelle scorse ore abbiamo assistito a un remake dell’operazione etichettatura» che ora si può riproporre con «sovranista, populista o giocando con la categoria stato di diritto».

Mantovano sottolinea che «il vero stato di diritto è quello che vede l’Europa al servizio dei popoli e non gli Stati che rappresentano quei popoli al servizio dei burocrati e dei giudici». E, ricordando i Trattati fondativi della Ue che prevedono che l’unione si occupi solo delle materie che le vengono affidate dagli Stati proprio attraverso i trattati, va all’attacco della decisione del Pe di qualche settimana fa di chiedere che l’aborto sia aggiunto alla Carta dei diritti fondamentali della Ue. «Confido che il nuovo Parlamento che andremo a eleggere non scriva più pagine simili non solo per il contenuto ma perché completamente fuori dal perimetro» ha detto dal palco.

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