Storie Web lunedì, Maggio 20
Notiziario

Pace, migranti, ambiente, povertà, emarginazione, detenuti (ci sarà una celebrazione dentro un carcere), spesa militare, natalità, cura degli anziani. Ma anche un profondo richiamo alle ragioni della fede e del cammino cristiano. Nella Bolla di indizione dell’anno Santo per il 2025 c’è tutta la profondità della pastorale di Francesco, una vera “Agenda-Giubileo” che farà da guida alle celebrazioni che dureranno tutto l’anno e vedranno a Roma l’afflusso stimato di 35 milioni di pellegrini, più di quello straordinario della Misericordia del 2015, che furono un po’ di venti milioni. Il Papa come previsto ha stabilito che la Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano sia aperta il 24 dicembre, la domenica successiva, 29 dicembre a San Giovanni in Laterano, a seguire il 1° gennaio a Santa Maria Maggiore e il 5 gennaio a San Paolo fuori le Mura.

Per i carcerati forme di amnistia o indulto. E lo sprone alle diplomazie per la pace

Il Giubileo inizierà tra pochi mesi per quell’epoca tutti sperano che si siano placati i venti di guerra. E infatti scrive il Papa che «il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra. Immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza» e ricorda come «l’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti. Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura». Nel suo recente viaggio a Venezia ha visito il carcere femminile della Giudecca, forse il momento di maggiore emozione, e ora torna a scrive dei detenuti che «privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi». E chiede che in ogni angolo della terra, i credenti, specialmente i Pastori, «si facciano interpreti di tali istanze, formando una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento. Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita».

I poveri sono vittime, «scandalosa la spesa per gli armamenti»

Sui migranti Bergoglio sollecita segnali di speranza: «Ai tanti esuli, profughi e rifugiati, che le controverse vicende internazionali obbligano a fuggire per evitare guerre, violenze e discriminazioni, siano garantiti la sicurezza e l’accesso al lavoro e all’istruzione, strumenti necessari per il loro inserimento nel nuovo contesto sociale». E qui parla dei di poveri del mondo, che «spesso non hanno un’abitazione, né il cibo adeguato per la giornata. Soffrono l’esclusione e l’indifferenza di tanti. È scandaloso che, in un mondo dotato di enormi risorse, destinate in larga parte agli armamenti i poveri siano «la maggior parte, miliardi di persone. Non dimentichiamo: i poveri, quasi sempre, sono vittime, non colpevoli». Un altro invito del Papa è destinato alle «Nazioni più benestanti, perché riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli. Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia, aggravata oggi da una nuova forma di iniquità di cui ci siamo resi consapevoli: «C’è infatti un vero “debito ecologico”, soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all’uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi”».

La comunità cristiana costruisca un’alleanza sociale per la speranza

Sul tema della natalità (venerdì 10 maggio parlerà agli Stati Generali a Roma) Francesco ricorda che «è urgente che, oltre all’impegno legislativo degli Stati, non venga a mancare il sostegno convinto delle comunità credenti e dell’intera comunità civile in tutte le sue componenti, perché il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore, dà futuro ad ogni società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza». Tutte queste istanze (ma ce ne sono anche altre, sulle quali si sofferma) Bergoglio lancia una prospettiva di coesione: «La comunità cristiana non può essere seconda a nessuno nel sostenere la necessità di un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo».

Nel 2033 saranno 2000 anni dalla Crocifissione. L’anno prossimo 1700 dal primo concilio ecumenico

Inoltre, scrive il Papa, questa Anno Santo «orienterà il cammino verso un’altra ricorrenza fondamentale per tutti i cristiani: nel 2033, infatti, si celebreranno i duemila anni della Redenzione compiuta attraverso la passione, morte e risurrezione del Signore Gesù». Poi Un capitolo della bolla parla del Concilio di Nicea, convocato da Costantino che si tenne nel 325, primo concilio ecumenico. Ebbene nel 2025 – 1700 anni dopo – la Pasqua cadrà il 20 aprile, coinciderà sia per i cattolici che per gli ortodossi che i protestanti, e nell’agenda del Papa questo evento eccezionale è un evento da cogliere: «Possa essere questo un appello per tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente a compiere un passo deciso verso l’unità intorno a una data comune per la Pasqua».

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