Storie Web martedì, Aprile 30
Notiziario

“Essere uomo del dialogo è stata, sin dall’inizio, la caratteristica della sua attività politica e sociale”. Sergio Mattarella ricorda così Vittorio Bachelet nel suo intervento in occasione della intitolazione del palazzo sede del Csm alla sua memoria. 

“Bachelet – ha detto il capo dello Stato – già nel 1946, a vent’anni, da studente, dirigente della Fuci ricercava sempre il confronto dialettico con le altre componenti universitarie in vista della ricostruzione dell’Italia democratica: ‘Con nessuno dei nostri simili, scriveva, abbiamo il diritto di rifiutarci o di essere pigri nel gettare il ponte’. Il dialogo è stato sempre un tratto distintivo del suo impegno nella società profuso lungo l’intero arco della sua vita, nelle organizzazioni cattoliche, nell’insegnamento nelle aule dell’università, nel Consiglio superiore della magistratura, in ogni altra attività pubblica. Il dialogo rappresentava per lui, più che un metodo, l’essenza della democrazia”.

In riferimento ai valori “richiamati dalla figura di Vittorio Bachelet” Mattarella sottolinea come “il Csm è chiamato all’impegno di contribuire ad assicurare la massima credibilità alla magistratura, con decisioni sempre assunte con senso delle istituzioni. I nostri concittadini chiedono una giustizia trasparente ed efficiente. Al Csm la Costituzione affida il compito di dare concretezza all’indipendenza della giurisdizione, come valore irrinunciabile della nostra democrazia. Proprio per questo, il ruolo che si assume quali componenti del Consiglio rappresenta una funzione di garanzia e, in ogni momento, di grande responsabilità per l’equilibrio fra i poteri costituzionali”.

“La ricerca del confronto – riprende il Presidente della Repubblica – non era strada agevole e, talvolta, da taluno neppure apprezzata, in una stagione tra le piu’ tormentate e conflittuali della storia repubblicana, dove non soltanto le parole e le ideologie si facevano più aspre, ma la violenza delle armi pretendeva di farsi strumento di lotta politica, elevando gruppi criminali a soggetto politico. In quegli anni drammatici, Vittorio Bachelet esprimeva la convinzione che il rafforzamento delle istituzioni democratiche si realizzasse non attraverso lo scontro, ma con scelte, per quanto possibile condivise, di piena e coerente attuazione dei principi della nostra Costituzione. La sera prima del brutale assassinio accompagnando a casa l’amico Achille Ardigò, aveva discusso con lui della minaccia terroristica, giungendo alla conclusione, condivisa, che il terrorismo andasse combattuto senza rinunciare ai principi della legalità democratica, nel rispetto delle regole costituzionali, senza ricorrere all’arbitrio, in quanto la Repubblica dispone delle risorse capaci di far prevalere i valori della Costituzione anche nei momenti più critici. Bachelet era convinto, inoltre, che la coerenza dei comportamenti fosse un efficace strumento di comunicazione e, in tempi di disorientamento, valesse più di una lezione dalla cattedra”.

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