Storie Web domenica, Aprile 28
Notiziario

Sarà la divisione Agua in Italia del gruppo spagnolo Acciona – specializzata nel settore del ciclo idrico integrato e tra i leader mondiali nel settore della dissalazione, presente nel nostro Paese dal 2000 – a progettare e realizzare il potabilizzatore di Cefalù voluto da Amap, la società municipalizzata di Palermo. Il contratto è stato firmato giovedì scorso e il gruppo – dopo i pareri positivi della conferenza dei servizi – conta di avviare lavori a maggio, per completarli entro novembre 2025.

Il progetto

L’impianto sarà così in grado di desalinizzare le acque della sorgente Presidiana e renderle potabili per una popolazione di oltre 300mila persone, con una capacità di trattamento dai 500 ai 600 litri al secondo, pari a 50mila metri cubi al giorno. Un’opera fondamentale per integrare alleggerire il sistema idrico palermitano, gravato non solo da inefficienze della rete, ma anche dai sempre più frequenti e intensi fenomeni di siccità dovuti ai cambiamenti climatici.

Il progetto nel suo complesso avrà un costo di circa 40 milioni di euro, per il 75% finanziati dal Pnrr e per il restante 25% dalla stessa Amap. Si tratta di un impianto paragonabile – per tipo di tecnologia adottata, ovvero l’osmosi inversa, e per capacità di trattamento – al dissalatore che sarà realizzato a Taranto, la cui gara è stata bandita dall’Acquedotto Pugliese e vinta da una cordata guidata da Cisa spa con Suez Italy, Suez international, Edil Alta ed Ecologica, che avrà una capacità di oltre 600 litri al secondo.

Si parla di «potabilizzatore» e non di dissalatore perché l’acqua trattata in questo caso è di sorgente e non di mare, ma il processo è il medesimo, spiegano da Acciona Agua, che ha costruito oltre 90 impianti a osmosi inversa in tutto il mondo e anche alcuni tra i pochi (circa 28, non tutti operativi) presenti nel nostro Paese.

Soluzioni idriche integrate

«Purtroppo in Italia si continua ancora a considerare i dissalatori come uno strumento di emergenza a servizio delle isole minori, che necessitano di essere approvvigionate da acqua di mare dissalata – osserva Luigi Patimo, corporate country manager Italy di Acciona –. Non abbiamo finora pensato di inserire queste opere come strumenti complementari all’interno del sistema idrico complessivo, e non come elementi primari». Questi impianti infatti – molto diffusi in aree geografiche come il Medio Oriente, l’Australia o gli Stati Uniti e, in Europa, in Spagna – nel nostro Paese stentano a decollare, nonostante lo scorso anno il decreto Siccità abbia introdotto alcune norme per semplificare gli iter autorizzativi e da più parti vengano indicati come possibile soluzione alternativa nei sistemi di approvvigionamento idrico, in uno scenario in cui i fenomeni siccitosi sono destinati ad aumentare.

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