Storie Web venerdì, Marzo 21
Notiziario

Gestire un’azienda in famiglia ha pro e contro, ma in alcuni casi rimane una grossa opportunità per chi vuole costruire «un brand che esisterà nei prossimi 50 anni, che ha bisogno di crescere ma anche di rimanere fermi sulla propria visione e sul proprio Dna senza farsi prendere dai trend». Le parole sono di Carlotta e Nicolò Oddi, sorella e fratello uniti da un progetto imprenditoriale: nel 2015 hanno co-fondato il marchio italiano di maglieria di lusso Alanui. Proprio in questi giorni hanno riacquistato la partecipazione detenuta da New Guards Group in Alanui. La cessione al gruppo allora di proprietà di Claudio Antonioli, Marcelo Burlon e Davide De Giglio (poi ceduto a Farfetch e in seguito rilevato da Coupang) era avvenuta nel 2017.

«Ora è il nostro momento» dice Carlotta Oddi, direttrice creativa del brand e appassionata di maglieria che definisce «una forma di ingegneria: da un filo puoi costruire il mondo». Alanui, che in hawaiano significa “lungo cammino”, è nato con un prodotto iconico, un cardigan genderless e senza tempo, e via via in questo solco ha costruito un total look: «Nei nove anni che sono passati dalla prima collezione a oggi abbiamo fatto tanta ricerca e sperimentazione, sempre in equilibrio tra artigianalità e innovazione; il brand, anche con l’ampliamento delle categorie merceologiche, si è sviluppato grazie al mondo della maglieria – prosegue Carlotta Oddi -. Lavoriamo con fornitori italiani di primissimo livello in Emilia Romagna, Veneto e Toscana: l’Italia è tra i Paesi con il know how più forte».

Oggi l’azienda produce abbigliamento da donna e da uomo e alcuni pezzi homewear. Realizza in Europa il 55% del suo business, con l’Italia che vale il 30%, e ha tra i suoi mercati principali anche la Francia, la Germania e il Regno Unito. Gli Stati Uniti assorbono il 15% del valore delle vendite.

«In questo momento stiamo riorganizzando l’azienda e il nostro obiettivo è consolidare i mercati nei quali siamo presenti, crescendo in maniera organica e sana – spiega Nicolò, ceo di Alanui -. Questo 2025 è iniziato bene, nonostante il contesto: la campagna vendite della collezione invernale, chiusa a gennaio 2025, ha registrato un +15% rispetto a quella di gennaio 2024. Tra i mercati più interessanti c’è il Giappone, che ci piacerebbe sviluppare». A seguito della transazione, Alanui prenderà diretto controllo e gestione di tutte le funzioni aziendali, dalle operations alla distribuzione: «Continueremo con i pop up store e gli shop&shop, magari in località resort affini ad Alanui. Ci piacerebbe poi aprire un negozio – continua il ceo – per far sì che una persona quando entra nel nostro mondo possa davvero percepire l’esperienza di Alanui: è importante avere un dialogo continuo con il consumatore, sapere che tipo di prodotto vuole». Il “cliente tipo” di Alanui non esiste: «Le nostre consumatrici hanno dai 20 agli 80 anni, magari sono mamme e figlie oppure nonne e nipoti», dice Oddi.

A partire dalla stagione primavera/estate 2026, le collezioni Alanui uomo e donna, – che si distinguono per le eccezionali tecniche di lavorazione a maglia, l’uso di filati esclusivi e la creatività unica che caratterizza ogni capo, – saranno distribuite direttamente dal brand attraverso uno showroom con base a Milano.

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