Storie Web venerdì, Aprile 25
Notiziario

«Da Vittorio» è di certo noto per le prestigiose tre stelle Michelin del ristorante di Brusaporto (Bg). Ma non solo: è anche spesso citato come caso esemplare di una famiglia che ha avuto la capacità imprenditoriale di sapere espandere con intelligenza e visione strategica la sua attività. Così è nato un gruppo ramificato che, dai bistrot alle consulenze passando per la scuola di cucina, ora può contare su un giro d’affari di 95 milioni di euro.

Il catering però – o meglio la “ristorazione esterna” come preferisce chiamare questa attività la famiglia Cerea, dando l’idea di come in realtà si tratti di un servizio più ampio e diversificato – è sempre stato presente fin dagli albori, quando le stelle della Rossa erano ancora un sogno.

«Fin dal 1966 mio padre Vittorio ha colto la grande importanza di questo tipo di servizio, di essere all’altezza di portare a casa del cliente la miglior qualità possibile – racconta Francesco Cerea –. Aveva capito che l’abito su misura fatto a domicilio è anche meglio di quello nella boutique. Da allora abbiamo cercato sempre di migliorarci trovando le soluzioni più adatte, io più per la logistica e mio fratello Chicco più per la cucina, per venire incontro alle esigenze dei clienti. Oggi la ristorazione fuori casa fa a capo a due società distinte, una è sotto il cappello ViCook, un po’ più “congressuale” con pietanze leggermente più semplici, mentre il ramo che fa capo a Da Vittorio ha un’offerta dedicata all’alto di gamma».

Francesco Cerea si occupa della ristorazione esterna del Gruppo «Da Vittorio»

Così il servizio è cresciuto molto, soprattutto negli ultimi venti anni, ed è arrivato a pesare tra il 30 e il 40% del fatturato del Gruppo. «È un nostro fiore all’occhiello e ne andiamo fieri. Offriamo un servizio “da due a duemila persone”, abbiamo i catering negli stadi della Juventus e dell’Atalanta, così come le cene private per eventi importanti. Una volta – continua Cerea – a fare questo tipo di servizio erano soprattutto le gastronomie, ora sono più i ristoranti di qualità. Certo ci si mette in gioco, perché è più facile sbagliare fuori casa. Noi andiamo dalle cascine ai grandi eventi con un nome da difendere e ci sono grandi aspettative che non possiamo permetterci di deludere. Facciamo tutto internamente, dalla logistica alla cucina, che è il più possibile espressa. Ci vuole programmazione e preparazione, ma anche molto spirito di adattamento e capacità di risolvere gli imprevisti».

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