Storie Web sabato, Aprile 27
Notiziario

Entro il 2027, nei paesi dell’Unione europea, saranno creati 1,3 milioni di posti di lavoro nei settori della transizione verde e digitale. Nel lungo periodo, ogni euro investito attraverso la politica di coesione sarà triplicato entro il 2043, che equivale a un tasso di rendimento annuo di circa il 4%. Sono due dei principali indicatori che emergono dal nono rapporto sulla politica di coesione pubblicato dalla Commissione europea in cui viene sottolineato come i cambiamenti climatici esasperino le disuguaglianze regionali, colpendo più pesantemente le regioni costiere, mediterranee e sudorientali dell’Ue.

«La politica di coesione significa un’Unione più forte e più resiliente, nuove opportunità, una nuova prosperità e una migliore qualità della vita – sottolinea Elisa Ferreira, commissaria per la Coesione e le riforme- . L’esperienza di recupero dell’Europa centro-orientale negli ultimi 20 anni lo dimostra». La commissaria aggiunge che si può fare anche meglio: «È importante fare il punto e continuare ad affrontare le sfide attuali, quali le disparità interne esistenti all’interno degli Stati membri. Pur mantenendo i principi fondamentali della politica di coesione, come il suo approccio basato sul territorio e il principio di partenariato, possiamo esplorare un quadro di programmazione più semplificato, accelerando l’attuazione e rafforzando il collegamento con le riforme».

Nel corso degli anni parecchie cose, ricorda il documento, sono state fatte e «sono stati compiuti grandi passi avanti per ridurre i divari tra Stati e regioni e rafforzare il mercato unico dell’Ue».

La politica di coesione impegna quasi un terzo del bilancio comune dell’Unione, al pari della politica agricola. Alla fine del 2022 i finanziamenti relativi al periodo tra il 2014 e il 2020, che sono pari al circa il 13% di tutti gli investimenti pubblici nell’Unione europea, hanno «sostenuto oltre 4,4 milioni di imprese creando 370mila posti di lavoro». Negli Stati membri meno sviluppati l’incidenza dei fondi strutturali Ue sugli investimenti pubblici raggiunge il 51%. Negli ultimi 20 anni, il Pil pro capite medio degli ultimi Paesi membri accolti è passato dal 52% a quasi l’80% della media dell’Unione. Il divario con il resto dell’Ue si è dimezzato, mentre il tasso di disoccupazione è sceso da una media del 13% al 4% per cento.

I cambiamenti climatici aumentano le disuguaglianze

C’è poi la questione cambiamenti climatici che aggravano le disuguaglianze regionali, incidendo maggiormente sulle regioni costiere, mediterranee e sud-orientali dell’Ue, con un costo di oltre l’1% del Pil all’anno. Non a caso viene ribadito che «la transizione verso un’economia climaticamente neutra deve essere realizzata in modo giusto ed equo, in quanto le regioni hanno capacità diverse per cogliere i benefici che apporta». Tra le regioni mediterranee colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici c’è anche l’Italia. Tra il 2014 e il 2020 la politica di coesione ha stanziato 69 miliardi di euro nella transizione verde, grazie ai quali, per esempio, «550mila famiglie hanno beneficiato di una maggiore prestazione energetica negli edifici, riducendo in tal modo le bollette energetiche». Il rapporto ne sottolinea i benefici anche in termini energetici e climatici, con 6 mila megawatt di capacità di energia rinnovabile generati e misure di protezione contro le inondazioni per 17 milioni di persone.

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