Storie Web sabato, Aprile 27
Notiziario

Toccherà oggi al giudice ungherese Jozsef Sòs stabilire se Ilaria Salis, la docente 39enne, in carcere da 13 mesi con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra, potrà scontare la misura cautelare dei domiciliari in Ungheria o se dovrà restare ancora nel carcere di massima sicurezza di Gyorskocsi Ucta. Sarà quindi un’udienza molto attesa da Ilaria Salis e dai suoi familiari quella che si celebrerà nel tribunale di Budapest, e servirà anche per capire se il lavoro diplomatico italiano è servito ad ammorbidire un governo come quello ungherese che finora ha tirato dritto nella sua linea di fermezza nei confronti dell’antagonista milanese.

L’attesa dei familiari

Ed è questo che preoccupa maggiormente Roberto Salis, il padre di Ilaria, arrivato con la moglie a Budapest per l’ennesimo viaggio con la speranza di riportare loro figlia in Italia. Quello è l’obiettivo finale con la richiesta di domiciliari in Italia o, in subordine, in Ungheria già depositata. E «dopo tutto quello che è successo e dopo quanto si sono esposte, sarebbe imbarazzante per le istituzioni italiane se domani le venissero negati i domiciliari», ha detto Roberto Salis.

Amici e legali di Salis minacciati a Budapest

Intanto oggi amici e legali di Ilaria Salis sono stati minacciati. «Stai zitto o ti spacco la testa»: è quanto un gruppo di pochi estremisti di destra ha detto al gruppo composto dai legali e amici di Ilaria Salis al loro arrivo al tribunale di Budapest, dove oggi è prevista la seconda udienza del processo per l’attivista milanese. «Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese» ha detto l’avvocato Eugenio Losco. «Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando», ha proseguito Losco. Del gruppo di una quindicina di persone italiane minacciate faceva parte anche Zerocalcare, oltre a esponenti di Giuristi democratici.

Presente all’udienza una delegazione di parlamentari italiani d’opposizione

A sostenere la sua causa ci sarà una delegazione di parlamentari dell’opposizione, dal Pd al M5S, da Avs a Italia Viva, ma «è un peccato che ci siano solo loro perché un tema di diritti civili e di stato di diritto come questo andrebbe sostenuto da tutti». Ci sarà anche Michele Rech, alias Zerocalcare, che ha disegnato per Internazionale “il pozzo” che l’antagonista milanese poi ha citato nel suo diario. Proprio la visita in carcere è stato il primo impegno della giornata di ieri della famiglia Salis che poi nel pomeriggio ha incontrato anche il disegnatore romano, assieme a Ilaria Cucchi e Nicola Fratoianni. Ilaria «sta bene per quanto può esserlo una persona che passa 23 ore al giorno chiusa in cella», ha spiegato il padre che l’ha definita «fiduciosa e speranzosa» non tanto per i domiciliari in Italia, già negati più volte dalla corte ungherese, quanto per quelli in Ungheria che le consentirebbero di affrontare quanto meno fuori dal carcere un processo che si prospetta lungo.

L’arresto 13 mesi fa

L’udienza di oggi arriva 13 mesi dopo l’arresto e sarà in sostanza la prima udienza, dopo quella preliminare di fine gennaio in cui venne portata in aula con manette ai polsi e catene alle caviglie, con un’altra catena a un polso tenuta come un guinzaglio da un’agente della polizia penitenziaria. Un trattamento che la giustizia ungherese riserva a chi appartiene a un’associazione terroristica, che è una delle accuse che le vengono rivolte, ma «domani (oggi, ndr) queste misure dovrebbero essere allentate», ha spiegato Roberto Salis. Verrà sentito Zoltán Tóth, militante di estrema destra ungherese, aggredito il 10 febbraio del 2023 all’uscita di un ufficio postale, e due testimoni di questo che è il primo dei due episodi violenti a lei contestati. Ma l’attenzione sarà sulla decisione del giudice in merito alla richiesta dei domiciliari in Ungheria «che – ha concluso – non sono il fine, ma un mezzo per portarla in Italia. Io comunque non mi arrendo e combatto, c’è mia figlia in ballo».

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