Storie Web sabato, Maggio 18
Notiziario

Xi Jinping è in viaggio verso l’Europa, dove farà tappa in tre capitali, Parigi, Belgrado e Budapest, su invito dei presidenti Emmanuel Macron, Aleksandar Vucic e del premier magiaro Viktor Orban. Si tratta del primo tour europeo dal 2019 (l’anno in cui, tra l’altro, firmò gli accordi con l’Italia – premier Giuseppe Conte – sulla Nuova Via della Seta, poi disdetti da Giorgia Meloni). L’agenzia statale Xinhua comunica che Xi è accompagnato nella missione dalla First Lady, Peng Liyuan, da Wang Yi, ministro degli Esteri e capo della diplomazia del Partito comunista, e da Cai Qi, componente del Comitato permanente del Politburo e capo della segreteria presidenziale.

La prima tappa sarà all’Eliseo per i 60 anni delle relazioni diplomatiche bilaterali franco-cinesi, per ricambiare la visita che Macron fece la scorsa primavera a Pechino e a Canton. Una tappa che consentirà, al di là delle formalità istituzionali, di affrontare numerosi terreni di discussione, che ultimamente hanno allontanato la Cina dall’Europa, l’Oriente dall’Occidente. In una fase come quella attuale, in cui le tensioni geopolitiche, legate soprattutto alla guerra in Ucraina e al posizionamento dei vari attori sui due lati dello schieramento, condizionano fortemente l’attitudine degli stessi in ambito commerciale, economico e finanziario.

L’inquilino dell’Eliseo rappresenta il leader occidentale che più si è esposto contro Putin e a favore dell’Ucraina, considerando i toni bellicisti utilizzati negli ultimi tempi (dopo una prima fase in cui a indossare l’elmetto era stato Rishi Sunak). Macron vuole mandare ogni genere di aiuto a Kiev: armi, sistemi di difesa, supporto logistico, carri armati e aerei. Si è spinto addirittura a prospettare l’invio di “uomini” sul campo, ipotesi finora esclusa da tutti gli alleati e considerata dal Cremlino un cambio radicale dello scenario di guerra, minaccia terribile per il futuro della pace e della stabilità in Europa.

Il presidente cinese, meno esplicitamente dell’Iran, sostiene la Russia a livello tecnologico, dando supporto all’apparato militare di Mosca. Finora non si è arrivati all’atto formale delle sanzioni contro Pechino, ma è certo che il tema verrà posto sul tavolo delle discussioni con il leader del Dragone. Come poi sottolinea Federico Rampini sul Corriere della Sera, se con Macron ci si occuperà del “fronte (geo)politico”, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ci si concentrerà sul “fronte commerciale” (domani a Parigi è previsto un trilaterale Xi-Macron-Ursula).

L’Ue vuole vederci chiaro, in primis, sui sussidi ricevuti dai fornitori cinesi di turbine eoliche destinate all’Europa. Ma sono decine gli altri settori coinvolti: chimica, tecnologie, pannelli solari, auto elettriche, sicurezza. A quest’ultimo proposito, ci sono stati blitz negli uffici della Nuctech, colosso nel campo dei dispositivi per la sicurezza. Ci sono poi le pratiche commerciali di Pechino considerate “sleali”. E gli arresti di almeno sei persone, scattati nei giorni scorsi in Germania e nel Regno Unito, per sospetto spionaggio a favore del gigante asiatico.

La visita di Xi, insomma, avviene quando Pechino sta premendo per evitare che si apra, anche a livello commerciale, una contrapposizione con l’Ue dopo quella con gli Usa (nonostante gli ultimi due incontri con Biden avessero l’obiettivo di far scendere la temperatura). L’atteggiamento di Bruxelles verso la Cina si sta irrigidendo sui casi di spionaggio, le accuse di campagna di disinformazione, il rafforzamento delle relazioni bilaterali e il dossier Taiwan.

Nonostante un irrigidimento su alcuni fronti, in Europa c’è sempre chi accoglie la Cina a braccia aperte (Vucic e Orban, le altre due tappe del viaggio nel Vecchio Continente: in Serbia e Ungheria Xi non riceverà le critiche che a Pechino arrivano dalle altre capitali europee). Alla Repubblica Popolare, in sostanza, preme che l’Europa non si avvicini ulteriormente agli Usa, e cerca di ottenere l’obiettivo corteggiando quei leader che già da tempo si smarcano dall’alleanza occidentale, preferendo un cambio di leadership alla Casa Bianca e un suo allontanamento dagli storici alleati.

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