Storie Web domenica, Maggio 5
Notiziario

Tra la Generazione Z, più della metà della popolazione trascorre almeno un’ora al giorno sui social media. Considerando anche altre attività svolte davanti allo schermo, il numero medio di ore sale a una media compresa tra 7 e 9 al giorno. In altre parole, quasi ogni ora di veglia degli adolescenti è dedicata in tutto o in parte all’utilizzo dei loro dispositivi. Si tratta di un trend allarmante, emerso dalla ricerca recente e ripreso da “Headway”, un’iniziativa realizzata da The European House – Ambrosetti in partnership con Angelini Pharma, nella quale si sottolinea l’urgenza di una maggiore consapevolezza e intervento: solo in Italia, si stima che mezzo milione di adolescenti sia dipendente dai social media. Inoltre, il panorama in evoluzione dei social media, con la proliferazione di piattaforme come TikTok e Snapchat, utilizzate regolarmente rispettivamente dal 49% e dal 43% di coloro che rientrano nel gruppo di età 15-24 anni, presenta nuove sfide. Gli adolescenti sono attratti da queste piattaforme per il loro stimolo costante, contribuendo a una cultura di brevi tempi di attenzione e continuo scrolling.

Tra le conseguenze dell’uso aumentato dei social media, il cyberbullismo comporta rischi significativi per il benessere mentale degli adolescenti. L’anonimato e la portata delle piattaforme digitali amplificano gli effetti dannosi del bullismo, lasciando le vittime esposte e vulnerabili. Secondo un recente rapporto dell’Oms sul Comportamento in Salute degli Studenti, la diffusione dei social media tra le fasce più giovani sta causando un rapido aumento di questo fenomeno: tra il 2018 e il 2022, la proporzione di adolescenti tra gli 11 e i 15 anni che sono stati vittime di cyberbullismo è aumentata dal 12% al 15% tra i ragazzi e dal 13% al 16% tra le ragazze.

Un cambiamento significativo riguarda poi la diminuzione delle interazioni sociali tra i giovani, con una riduzione delle attività sociali, sportive e culturali. Con la diffusione delle piattaforme online, gli individui più introversi tendono a isolarsi maggiormente e a trovare conforto nelle attività online. In Italia, la percentuale di adolescenti che si incontrano con gli amici ogni giorno è diminuita drasticamente dal 69% nel 2006 al 31,5% nel 2022. Questo trend preoccupante, non limitato all’Italia, ha spinto l’Oms a istituire una Commissione sulla Connessione Sociale nel 2023 con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sugli impatti della solitudine sulla salute mentale e fisica.

L’impegno richiesto dovrà comunque essere sempre maggiore, alla luce dei recenti studi che mettono in evidenza l’impatto sempre più incisivo di alcuni aspetti della quotidianità che rischiano di aumentare ulteriormente l’insorgenza di disordini o malessere mentali, ad esempio l’esposizione a una sovrabbondanza di informazioni e l’uso eccessivo dei social media, soprattutto tra i più giovani.

Tra gli output del progetto, l’Headway – Mental Health Index, analizza i diversi fattori che determinano lo stato di salute mentale dei cittadini nei 27 Paesi dell’Unione europea e nel Regno Unito, utilizzando diversi indicatori chiave di performance (Kpi) relativi ai determinanti ambientali, allo stato di salute della popolazione e alla capacità di risposta del sistema ai bisogni di salute mentale. Sebbene i dati rivelino ancora differenze significative nelle strategie, nelle politiche e nelle legislazioni in materia di salute mentale, si stanno facendo alcuni passi avanti nella risposta a questi bisogni nel contesto scolastico e lavorativo. Per affrontare questa grande sfida, occorre una strategia multidisciplinare che coinvolga la collaborazione tra Governi, scuole e famiglie. Le scuole, in particolare, svolgono un ruolo cruciale nell’educare gli studenti su una cittadinanza digitale responsabile e nel promuovere comportamenti online sani. Iniziative come l’integrazione di attività extracurricolari e campagne di sensibilizzazione possono contribuire a mitigare l’impatto negativo dei social media sulla salute mentale. In linea di massima, nonostante presentino alcuni aspetti e sfide preoccupanti, i social media non sono necessariamente dannosi e, se usati con saggezza, possono avere grandi benefici per i giovani. Se per alcuni i social media possono rappresentare un sostituto dell’interazione sociale di persona, per altri possono essere uno strumento prezioso per ampliare le reti sociali e accedere a risorse educative e reti di supporto. In un mondo sempre più connesso, l’equilibrio si rivela fragile di fronte agli impatti dei social media: è tempo di agire con consapevolezza e responsabilità.

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