Storie Web giovedì, Maggio 16
Notiziario

Il mesotelioma “resta ancora una neoplasia difficile da curare, ci sono studi e ricerche ma quello su cui battere è la prevenzione perché nella maggior parte dei casi sappiamo la causa. E il coraggio dimostrato dal giornalista Franco Di Mare va in questa direzione”.

Sono le parole pronunciate da Carlo Vancheri, past president della Società italiana di pneumologia e professore ordinario di Malattie respiratorie all’Università di Catania, all’indomani dell’intervista in cui il giornalista Franco Di Mare ha raccontato di essere affetto da una grave forma di mesotelioma. Un coro unanime quello dei medici che rilanciano l’importanza di testimonianze come questa per sensibilizzare la gente sull’importanza della prevenzione.

“Ci sono studi su farmaci immunoterapici che stanno dimostrando efficacia nel prolungare con buona efficacia la sopravvivenza di pazienti colpiti da altre neoplasie che attaccano i polmoni, ma un po’ meno, purtroppo, nel caso del mesotelioma. Siamo comunque in anni in cui la ricerca oncologica fa enormi progressi e dobbiamo avere speranza”, ricorda Vancheri.

“Essendo un tumore legato all’esposizione all’amianto, soprattutto, sappiamo da dove partire e questo ci dovrebbe permettere di fare un lavoro di prevenzione soprattutto negli ambienti di lavoro – rimarca l’esperto – La comunità scientifica e la società devono essere unite in questo lavoro”. 

Come si manifesta il mesotelioma

Una malattia insidiosa il mesotelioma pleurico che pone diversi problemi. Il primo segno che dà di sé “è l’affanno”. E’ considerato un tumore raro “e si capisce raffrontandolo ai numeri del cancro al polmone”. Innanzitutto “è frequente” che il paziente lo scopra quando è in fase avanzata. La prevenzione, la diagnosi precoce, “è un problema”, spiega Giulia Veronesi, professore di Chirurgia toracica, università Vita-Salute e Irccs ospedale San Raffaele di Milano.

Per gli esposti” al principale fattore di rischio che è l’amianto “non c’è ancora un’indicazione chiara a fare lo screening, anche se si va un po’ in quella direzione”. In oltre un caso su due, tra l’altro, questa esposizione è legata a motivi di lavoro. Il futuro? Luci e ombre. Il percorso per i pazienti resta complesso e la prognosi non è in genere molto buona. 

Ma “la ricerca va avanti”, è una “fase di passaggio” in cui sta cambiando la strategia contro questa neoplasia. “Un dato epidemiologico interessante è che, con l’esposizione lavorativa all’amianto che oggi si è per fortuna molto ridotta” dopo che questa ‘fibra killer’ è stata messa al bando, “negli ultimi anni la curva dell’incidenza ha iniziato una fase di riduzione”, aggiunge Veronesi.

L’esperta da anni si occupa di questa patologia, su cui sta anche conducendo delle ricerche, e sottolinea l’importanza di mantenere alta l’attenzione. A riaccendere i riflettori è stato il giornalista Franco Di Mare che ha raccontato la sua malattia, provando anche a rispondere alla domanda ‘perché a me’. 

A lungo inviato di guerra nei Balcani, ha ripensato a quei giorni, alla capacità distruttiva dei “proiettili all’uranio impoverito”, agli edifici che si sbriciolavano, alle esplosioni che liberavano enormi quantità di polvere nell’aria. In questa polvere potevano esserci anche loro, le particelle di amianto. Un nemico invisibile che presenta il conto diversi anni dopo, anche 20-30.

Il mesotelioma, spiega Veronesi, “nasce da una sierosa che è la pleura, una membrana che ricopre i polmoni. Ed è un tumore che purtroppo esordisce come diffuso, come malattia sostanzialmente estesa a tutta la pleura. Quindi è una struttura che è difficile eradicare con la chirurgia. L’intervento è molto complesso. Finora era parte del programma terapeutico di questa malattia, ma ultimamente ci sono dei dubbi se eseguirlo o meno e le ultime novità in questo campo suggeriscono che è meglio trattarlo con la chemioterapia.

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