Storie Web venerdì, Maggio 3
Notiziario

La ristorazione nei centri commerciali in Italia ha raggiunto un un volume d’affari pari a 5,6 miliardi di euro e nel 2023 è passata da un’incidenza del 9,7% all’11,2% sul fatturato degli shopping centre a livello nazionale. Sono i dati che emergono dal webinar “Ristorazione, People e Consumi”, organizzato da Aigrim (l’associazione delle grande imprese di ristorazione multilocalizzate aderente a Fipe-Confcommercio), durante il quale è stato presentato l’Osservatorio sulla ristorazione nei centri commerciali, realizzato da Deloitte, nato in collaborazione con Cncc (Centro nazionale dei centri commerciali).

Si tratta di un trend in coerenza con lo sviluppo delle catene di ristorazione che viaggia più veloce dei locali tradizionali (+11% annuo a a 8,2 miliardi), con il momento positivo del comparto del fuori casa in generale (che genera un giro d’affari di 92 miliardi secondo l’ultimo Rapporto Fipe) e anche con l’aumento dell’affluenza nei centri commerciali stessi, che è stata dal 7% lo scorso anno.

Secondo l’Osservatorio, all’interno del complesso contesto macroeconomico ci sono buoni segnali di ripresa della domanda estera e del potere d’acquisto delle famiglie e il mercato della ristorazione a livello globale è cresciuto nel 2023, attestandosi a 2.795 miliardi di euro. Con le prospettive che sono di un tasso di crescita annuo (Cagr) del +3,8% fino al 2028.

L’Italia conferma il proprio peso del 3% sul mercato della ristorazione globale, con una crescita trainata principalmente dalla ristorazione veloce senza servizio al tavolo (Quick Service Restaurant), per la quale si prevede un Cagr del +2,5% contro il +1,9% per i Full Service Restaurant (in sostanza quelli con il servizio al tavolo, ndr).

«Nonostante lo scenario geopolitico sembri riportare un clima di sfiducia sui consumi, l’outlook per i prossimi 5 anni di un +3,8% è un segnale positivo – commenta Cristian Biasoni, presidente di Aigrim -. E il tema della tutela e della salvaguardia del benessere delle nostre persone diventa imprescindibile. Non si può parlare di crescita, se non associata a un nuovo paradigma lavorativo applicato anche a chi, nel settore, ci lavora. Possiamo fare in termini di welfare, di formazione e di benefit ed è giunto il momento per lavorare di concerto a un modello, attrattivo per le nuove persone e attento per chi già ci lavora».

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