Storie Web giovedì, Marzo 20
Notiziario

Toni discordanti tra i deputati e il presidente di Stellantis John Elkann, ascoltato durante l’audizione davanti alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato alla Camera dei Deputati, questo è certo, soprattutto se si fa il confronto con l’intervento di Carlos Tavares, l’11 ottobre scorso. Anche se non sono mancate le critiche pesanti sollevate soprattutto da Chiara Appendino (5 Stelle) e Carlo Calenda.

La più critica è la Lega «Le parole di John Elkann sono l’ennesima, vergognosa presa in giro: il suo gruppo è cresciuto grazie ai soldi degli italiani, italiani che poi ha licenziato per investire e assumere all’estero. E con la geniale idea del ’tutto elettrico’ da loro sostenuta, stanno contribuendo a distruggere il settore dell’auto, in Italia e in Europa. Il signor Elkann dovrebbe scusarsi coi lavoratori, e restituire i miliardi incassati dal nostro Paese». Così una nota ddi via Bellerio.

Nella ricostruzione fatta da Elkann, sottolinea il leader di Azione, Calenda, «manca un’assunzione di responsabilità, quest’anno siamo arrivati ai minimi della produzione». Calenda ha evidenziato le scelte dell’ex amministratore delegato e le performance del titolo, «che va malissimo» ha aggiunto Calenda.

Quanto al piano per l’Italia, presentato al Mimit il 17 dicembre scorso e confermato dal presidente Elkann, Calenda ha ricordato più volte l’impegno a produrre un milione di veicoli più volte ribadito fino all’inizio del 2024 e ha poi chiesto conto del fatto che il futuro ceo, che sarà indicato entro giugno, «potrà mettere in discussione dal nuovo ad? Perché se sì stiamo giocando a racchettoni».

Nel suo intervento Chiara Appendino chiede a John Elkann maggiori garanzie. «Non abbiamo sciolto dubbi» aggiunge Appendino che chiede come Stellantis pensa di invertire la rotta. «Quello che vorremmo sapere – ha detto Appendino – è se Stellantis sia un’azienda che produce e vuole produrre auto o sia asset finanziario, perché se ne parliamo con i lavoratori loro la vivono come un’azienda che ha delocalizzato e tratta i dipendenti come agenti, contratti di solidarietà, spinta alla buona uscita, cig».

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