Storie Web sabato, Aprile 27
Notiziario

Aumenta il peso del comparto farmaceutico

Rispetto al 2019, la composizione settoriale dell’export italiano in volume non ha subito mutamenti di rilievo. La Farmaceutica ha accresciuto il proprio peso sul totale (+1,3 punti percentuali), posizionandosi al terzo posto nel 2023 dopo Macchinari (-1,3 p.p.) e Autoveicoli (-0,4 p.p.). In calo anche il peso di alcune attività del Made in Italy (Tessile, Abbigliamento e Pelli). Oltre la metà dell’export manifatturiero del 2023 è stata destinata a sette paesi (Germania, Francia, Stati Uniti, Spagna, Regno Unito, Russia e Cina). Gli Stati Uniti, che accrescono il proprio peso sul totale, sono il primo mercato di sbocco per i prodotti di Bevande (assorbono il 20,9% dell’export di questo settore), Altri mezzi di trasporto (12,3%) e Farmaceutica (21,3%); la Germania per quelli di Autoveicoli (18,5%), Metallurgia (20,0%) e Apparecchiature elettriche (15,5%); la Francia per i prodotti di Abbigliamento (13,3%), Pelli (17,7%), Legno (16,7%) e Mobili (19,3%). Le importazioni in valore della manifattura hanno subito una contrazione nel 2023 (-2,1%), più ampia per Coke e raffinazione (-18,7%), Metallurgia (-18,2%) e Carta (-15,5%). In volume l’import totale è aumentato in soli tre settori su 22, in particolare negli Autoveicoli (+23,3%).

Il peso delle multinazionali, il 76% dell’export

Le imprese multinazionali hanno un peso sostanziale sugli scambi della manifattura, che non è mutato con la pandemia: già nel 2021 spiegavano il 76,1% dell’export (41,3% la quota di quelle a controllo italiano, era il 35% nel 2019) e oltre l’80% dell’import (35,4% quelle a controllo italiano). Le controllate estere predominano nell’export di settori a tecnologia alta o medio-alta: 70% per Autoveicoli e Farmaceutica; oltre il 40 per Elettronica, Apparecchiature elettriche e Altre manifatturiere; le multinazionali italiane prevalgono in quello dei comparti di Metallurgia (53,0%), Altri mezzi di traporto (62,0%), Made in Italy (Legno, Abbigliamento, Tessile, Mobili, Alimentari) e Macchinari, con quote intorno al 40%. Nell’import il ruolo delle controllate estere è ancora maggiore (prevalgono in 13 settori su 22). Nei settori di Farmaceutica, Pelli, Chimica, Apparecchiature elettriche, Altre industrie manifatturiere, circa un quarto dell’export è generato dalle controllate di cinque paesi (Stati Uniti, Cina, Germania, Francia, Regno Unito); quelle a controllo statunitense spiegano il 46,1% dell’export della Farmaceutica.

Le otto filiere di “rilevanza sistemica”

I risultati del secondo Censimento permanente sulle imprese forniscono informazioni sul coinvolgimento delle imprese con almeno tre addetti alle filiere produttive. L’80% delle unità (due terzi delle grandi imprese) partecipa a una sola filiera. Le filiere che coinvolgono più imprese sono quelle di Agroalimentare, Edilizia, Turismo e Mezzi di trasporto su gomma. Un indicatore di “rilevanza sistemica” individua otto filiere a elevata sistemicità (cioè con una maggiore capacità di incidere sulle dinamiche complessive del sistema): Agroalimentare, Mezzi di trasporto su gomma, Energia, Edilizia, Abbigliamento, Macchine industriali (non dedicate), Farmaceutica e cura di persone, animali e case, Sanità. Le imprese di queste filiere generano il 56,4% del valore aggiunto e il 52,3% dell’occupazione totale delle unità con almeno tre addetti.

Aumenta l’export del Sud ma differenziato: bene Campania e Calabria, male Sicilia e Sardegna

Nel 2023, la stazionarietà in valore dell’export nazionale di beni rivela dinamiche territoriali differenziate: aumento forte per il Sud (+16,8%), più contenuto per il Nord-ovest (+2,7%), e flessioni per il Nord-est (-1,0%), il Centro (-3,4%) e soprattutto per le Isole (-21,0%). Le tre regioni con gli incrementi di export più elevati (Campania +28,9%, Molise +21,1%, Calabria +20,9%), e le due regioni con le flessioni più ampie (Sardegna -24,2% e Sicilia -19,3%) sono nel Mezzogiorno. Per la gran parte del periodo 2019-2023 le regioni settentrionali hanno fornito il contributo più elevato alla variazione in valore dell’export nazionale; nel 2023, in media d’anno l’unico apporto positivo alle esportazioni nazionali proviene invece dalle regioni del Sud. In anni nei quali eventi extra-economici e geopolitici hanno fortemente condizionato i flussi di commercio estero, una maggiore diversificazione dei mercati di sbocco e della varietà di beni esportati può costituire un fattore di resilienza sui mercati internazionali; al contrario, una maggiore concentrazione merceologica e geografica delle vendite può rappresentare un elemento di rischio o di minore capacità di rapido riorientamento dei flussi.

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