Storie Web venerdì, Marzo 21
Notiziario

Il ddl Sicurezza prevede che le società pubbliche (come la Rai) siano “tenute” a collaborare con i servizi segreti, anche ignorando “le normative di settore in materia di riservatezza”. Un passaggio che ha sollevato la protesta del sindacato dei giornalisti Fnsi: “Addio segretezza delle fonti, mina la democrazia”.

Emerge una nuova possibile conseguenza negativa del cosiddetto ddl Sicurezza, il controverso disegno di legge a cui la maggioranza sta lavorando al Senato. Il ddl è già stato contestato per moltissime ragioni, non solo dalle opposizioni in Italia ma anche da numerosi organismi internazionali. L’ultima criticità è stata segnalata dal sindacato dei giornalisti Fnsi: l’articolo 31, che estende i poteri dei servizi segreti, potrebbe obbligare la Rai a comunicare agli agenti anche le fonti dei propri giornalisti. Cosa che, come è facile immaginare, impedirebbe ad esempio di svolgere inchieste con fonti riservate.

Cosa cambia con il ddl Sicurezza per la Rai e i servizi segreti

Il passaggio si può leggere dal testo disponibile sul sito ufficiale del Senato. L’articolo 31 modifica una legge del 2007 che ha cambiato il funzionamento dei servizi segreti e del segreto di Stato. In particolare, va a intervenire sull’articolo 13 di questa legge.

Oggi, la norma in questione recita che il Dis, l’Aise e l’Aisi (cioè i rami dei servizi segreti “possono corrispondere con tutte le pubbliche amministrazioni e con i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità, e chiedere ad essi la collaborazione”.

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La parola chiave, qui, è “possono“. Perché la nuova norma, modificata dal ddl Sicurezza, reciterebbe: “Le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità sono tenuti a prestare al Dis, all’Aise e all’Aisi la collaborazione e l’assistenza richieste”. Il cambiamento è radicale: si passa dai servizi che “possono” chiedere informazioni alle società pubbliche, a queste ultime che “sono tenute” a collaborare.

E non finisce qui. L’articolo continua affermando (in entrambe le versioni) che i servizi possono stipulare delle convenzioni con i soggetti pubblici, incluse le università e gli enti di ricerca, per stabilire come funziona la loro collaborazione. Ma il ddl Sicurezza aggiunge: “Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni ai predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza“.

Come funziona il segreto professionale per i giornalisti

“Anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza” significa, ad esempio, che una società concessionaria con il pubblico come la Rai potrebbe firmare una convenzione in cui si prevede che debbano essere comunicate ai servizi anche le fonti dei giornalisti, ignorando le “normative in materia di riservatezza” del settore? Nel testo della legge non è prevista alcuna eccezione per tutelare la libertà di stampa.

Attualmente una legge del 1963 stabilisce che i giornalisti “sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse”. La legge sulla privacy del 1996 riconosce “le norme sul segreto professionale degli esercenti la professione di giornalista, limitatamente alla fonte della notizia”. Un giornalista può essere obbligato a rivelare una fonte solo da un giudice, e solo se è assolutamente indispensabile per un’indagine o un processo.

Fnsi: “Mina la democrazia”, Ruotolo (Pd): “La morte del giornalismo”

Queste, a meno che la legge non venga modificata, rientrerebbero tra le “normative di settore in materia di riservatezza” che i servizi segreti potrebbero ignorare per chiedere che la Rai faccia avere tutte le informazioni richieste, con tutta probabilità.

È anche il timore sollevato da Fnsi, il cui presidente Vittorio Di Trapani ha scritto sui social: “Il governo cancella con il Ddl sicurezza la tutela e la segretezza delle fonti dei giornalisti”. Con la norma “la Rai – e probabilmente tutte le tv – sarebbero ‘tenute’ ad assecondare le richieste dei servizi segreti”. “Tradotto: addio segretezza fonti. È una norma in contrasto con lo European Media Freedom Act. Mina la democrazia“.

Sandro Ruotolo, europarlamentare e responsabile Informazione del Pd, ha commentato: “C’è un attacco senza precedenti alla libertà d’informazione. Se passasse così com’è, ci sarebbe la fine del segreto professionale: in poche parole la morte del giornalismo. Non sono solo le fonti a rischio ma ogni informazione sull’attività giornalistica, anche gli itinerari di viaggio degli inviati, gli archivi, i materiali video. Tutto ciò sarebbe illegale secondo lo European Media Freedom Act”. Il governo, ha concluso Ruotolo, “piano piano sta smantellando lo stato di diritto e la libertà di stampa. Stanno smantellando la nostra democrazia”.

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