Storie Web venerdì, Aprile 25
Notiziario

Se anche il Pnrr fosse attuato fino all’ultimo centesimo, il Sud rimarrebbe sensibilmente lontano dall’obiettivo europeo fissato a Barcellona nel lontanissimo 2002 e recepito in Italia come Livello essenziale delle prestazioni di offrire almeno un posto a ogni tre bambini. Al termine del Piano, la copertura media si fermerebbe nel Mezzogiorno al 26,8%, non andrebbe oltre il 19,6% in Sicilia, arrancherebbe al 21,8% in Campania per salire al 29,6% in Puglia. Il tasso sarebbe particolarmente basso nelle città principali, che in Sicilia riuscirebbero a garantire solo 13,6 posti ogni 100 bambini da 0 a 2 anni e in Campania si attesterebbe al 20,9 per cento.

Le cifre

I calcoli arrivano da Bankitalia, e si possono leggere negli allegati all’audizione svolta martedì alla commissione parlamentare per le Questioni regionali dal Capo del servizio Struttura economica di Via Nazionale Roberto Torrini (Sole 24 Ore di ieri). I numeri spiegano anche la ragione che a ottobre ha spinto il Governo a rivedere il target del 33% nel Piano strutturale di bilancio di medio termine, che ha relegato l’obiettivo di assicurare un posto ogni tre bambini alla media nazionale facendo sprofondare al 15% il tasso medio da raggiungere a livello regionale. Il tutto mentre l’Unione europea ha invece già aggiornato al rialzo i parametri di riferimento, prospettando per il 2030 un grado di copertura media al 50 per cento.

Provando e riprovando

Ad allontanare il quadro italiano, e meridionale nello specifico, dai livelli medi di servizio richiesti dall’orizzonte comunitario è un insieme di fattori. Non ha aiutato, sottolinea l’analisi della Banca centrale, l’assenza di una programmazione iniziale in grado di reggere agli ostacoli posti dalla realtà dell’attuazione, come dimostra il fatto che «le risorse state assegnate con tre procedure successive, ciascuna delle quali ha seguito criteri allocativi propri». In prima battuta i fondi sono stati distribuiti tenendo conto dell’Indice di vulnerabilità materiale e sociale elaborato dall’Istat, poi si è preferito fissare dei plafond regionali inversamente proporzionali al tasso di copertura registrato in ogni territorio per arrivare, nel terzo tempo, a individuare in via preventiva a livello centrale i Comuni che non rispettavano il Lep del 33%, ordinandoli sulla base della distanza dall’obiettivo. Proprio questa è la scelta che si è deciso ora di replicare per il nuovo bando da 800 milioni appena lanciato dal ministero dell’Istruzione (Sole 24 Ore del 18 marzo) e coperto con i risparmi cumulati su altri filoni d’intervento relativi all’edilizia scolastica. Questo quarto finanziamento guarderà soprattutto a Sud, impegnando però i Comuni in una marcia a tappe forzate per arrivare all’aggiudicazione dei lavori entro il 31 agosto, premessa indispensabile per avere qualche chance di completare le opere entro il prossimo anno come continua a chiedere il calendario del Pnrr in assenza di una proroga ancora tutta da discutere.

Il CentroNord

Lo scontro fra le ambizioni iniziali e la realtà dei territori del resto si era manifestato in modo efficace alla prima rimodulazione del Pnrr, che nel 2023 aveva ridotto da 264.480 a 150.480 i nuovi posti da realizzare con i finanziamenti europei dopo che la corsa era inciampata nell’impennata dei prezzi e nel «no» di Bruxelles alla richiesta di far rientrare nel conto anche le strutture oggetto di manutenzione straordinaria. Al CentroNord il problema è decisamente minore perché la copertura, spesso già al 33% prima del Piano, si fermerebbe a un palmo da quell’obiettivo solo in Piemonte (32,8%) e Liguria (32,7%) per salire oltre il 40% in Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Lazio e arrivare fino al 48,4% nelle Marche. «Sulla base delle informazioni più recenti disponibili – aggiunge Bankitalia -, è possibile stimare che circa un quinto dei posti finanziati riguardano enti che già nel 2021 superavano il Lep».

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