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Notiziario

«Alleanza Verdi e Sinistra in accordo con Roberto Salis ha deciso di candidare sua figlia Ilaria, detenuta in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone, nelle proprie liste alle prossime elezioni europee». Lo affermano in una nota Nicola Fratoianni ed Angelo Bonelli dell’Alleanza Verdi Sinistra. La notizia, anticipata in mattinata in un articolo sull’home page del Foglio, era stata smentita in un primo momento dal leader dei Verdi Angelo Bonelli. Nell’articolo si parlava di un posto da capolista del Nord Ovest per l’insegnante detenuta in carcere in Ungheria da 13 mesi con l’accusa di lesioni nei confronti di due militanti di estrema destra. Anche il Pd, per cercare di farla uscire dal carcere, ha tentato nelle settimane scorse di proporle la corsa nelle liste dem, ma il tentativo è sfumato.

Il padre di Salis: non è fuga da processo ma tutela suoi diritti

«Ilaria assume questa decisione non come via di fuga dal processo ma per poterlo affrontare nella piena tutela dei suoi diritti. La strada politica decisa è la più coerente con il suo trascorso politico», così Roberto Salis ha commentato in una nota la decisione di sua figlia di candidarsi alle prossime europee con Alleanza Verdi Sinistra. «Ilaria ringrazia quindi sentitamente la Direzione di Alleanza Verdi e Sinistra ed in particolare Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni per la fiducia accordatagli», ha aggiunto.

Le ipotesi in campo se Salis sarà eletta a Strasburgo

II caso Ilaria Salis, se l’insegnante italiana detenuta a Budapest verrà eletta, rischia subito di finere sul tavolo della presidenza del prossimo Parlamento europeo. L’elezione all’Eurocamera «non garantisce la fine della detenzione», spiegano fonti che a Bruxelles hanno familiarità con la gestione delle pratiche dell’immunità da parte del Pe. Secondo le disposizioni attuali un candidato eletto al Parlamento europeo però beneficerebbe immediatamente dell’immunità e «ciò implica che se questo candidato fosse detenuto in uno Stato membro, quest’ultimo dovrebbe inviare all’Eurocamera una richiesta di revoca dell’immunità». Il rischio, insomma, è che si apra un contenzioso tra il Parlamento europeo e l’Ungheria. C’è poi un altro aspetto da tenere in considerazione. Il diritto di un eletto a recarsi alla Plenaria a Strasburgo, secondo alcune fonti parlamentari, potrebbe permettere all’italiana di recarsi in Francia già alla prima riunione della nuova assemblea.

Il diniego dei domiciliari

Lo scorso 28 marzo il tribunale di Bucarest ha respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dai legali della donna, comparsa di nuovo in catene all’udienza. A nulla è servita l’arringa difensiva concentrata sui “cambiamenti importanti” rispetto all’udienza precedente: Ilaria ora ha un domicilio ungherese dove può risiedere anche con il braccialetto elettronico e svolgere un lavoro on line. Inoltre, si è sempre comportata bene in carcere e non ha «nessunissima intenzione di scappare o nascondersi». Per il giudice «le circostanze non sono cambiate», esiste sempre il pericolo di fuga e una detenzione cautelare di 13 mesi «non è tanto lunga vista la gravità dei reati stabiliti dalla Procura».

Il diverso trattamento rispetto a Gabriele Marchesi

Il padre di Ilaria Salis ha contattato il 29 marzo il capo dello Stato per smuovere il governo italiano. Al presidente della Repubblica Roberto Salis ha spiegato il diverso trattamento che sta avendo sua figlia rispetto a quello riservato a Gabriele Marchesi, due imputati in attesa di giudizio accusati delle stesse aggressioni e degli stessi reati a cui vengono applicate misure opposte: Marchesi era ai domiciliari a Milano ed è tornato libero, Salis era in carcere a Budapest e nello stesso carcere è tornata. Due cittadini italiani giudicati da due tribunali di due stati diversi con una disparità evidente, sulla quale Salis spera che Mattarella possa intervenire, dopo che dal governo non è arrivato l’aiuto sperato.

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