Storie Web venerdì, Maggio 17
Notiziario

Per riportare il rapporto debito/Pil italiano su un percorso più prudente sono necessari aggiustamenti fiscali e riforme strutturali. Lo riporta l’Ocse nel suo Economic Outlook, secondo cui la piena attuazione del Pnrr potrebbe rafforzare in maniera persistente le capacità di crescita del Paese.

L’Ocse stima che il rapporto debito-Pil dell’Italia si attesti al 139,1% nel 2024 dal 137,1% del 2021 per poi salire al 140% del 2025. Per quanto riguarda il deficit dell’Italia, si attesterà al 4,4% nel 2024 e al 3,8% nel 2025, in calo rispetto al 7,4% del 2023.

Il disavanzo pubblico, viene osservato, si ridurrà ma rimarrà al di sopra del 3% fino al 2025, il debito pubblico è elevato e vi sono notevoli pressioni sulla spesa derivanti dalle esigenze di investimento e dai costi dell’invecchiamento della popolazione. Sarà necessario, osserva l’Ocse, un aggiustamento fiscale ampio e duraturo nell’arco di diversi anni per far fronte alle future pressioni sulla spesa, riportando al tempo stesso il rapporto debito/Pil su un percorso più prudente e rispettando le nuove regole fiscali dell’Ue. L’aggiustamento, viene suggerito, dovrebbe includere azioni decisive per contrastare l’evasione fiscale, limitare la crescita della spesa pensionistica e condurre ambiziose revisioni della spesa.

In Italia, sottolinea l’Ocse, il Pil ”è progredito dello 0,2% nel quarto trimestre 2023, grazie ad investimenti importanti nel settore della casa, prima del progressivo calo del credito d’imposta detto ‘superbonus’ a fine anno, mentre i consumi privati si contraevano”. “I recenti indicatori ad alta frequenza – prosegue l’organismo parigino nella scheda consacrata al nostro Paese – lasciano intravedere una crescita modesta di breve termine. La fiducia dei consumatori è andata migliorando nel corso degli ultimi mesi ma la produzione manifatturiera, le vendite al dettaglio e la fiducia delle imprese restano deboli”. Quanto al lavoro, puntualizza l’organismo internazionale,  “malgrado il rallentamento della crescita nel 2023, il tasso di disoccupazione resta storicamente basso e l’aumento dei salari negoziato collettivamente è cresciuto per attestarsi al 3% circa, il che dovrebbe sostenere i redditi e i consumi privati nei prossimi quattro trimestri”. 

Sempre secondo l’Ocse, il calo delle tariffe internazionali dell’energia si è ”rapidamente” riflesso sull’inflazione italiana, che ”passata da oltre il 12% nel novembre 2022 all’1,2% a marzo 2024″. “La stabilizzazione dei prezzi dell’energia nel corso degli ultimi mesi – si precisa nel documento – suggerisce che l’inflazione verrà principalmente trainata da fattori interni di breve termine”. Mentre’ ‘l’inasprimento delle condizioni finanziarie al livello mondiale ha avuto finora solo limitati effetti negativi sulla salute del settore bancario italiano, che ha beneficiato di una maggiore redditività grazie all’aumento dei margini di interesse netti”.

La revisione del Pnrr, approvata dalle istituzioni europee nel 2023 potrebbe aiutare nel rafforzare l’attuazione “anche focalizzandosi su progetti la cui attuazione per il 2026 resta fattibile. La priorità – conclude l’Ocse – dovrebbe ora essere per il rafforzamento delle capacità di attuazione della pubblica amministrazione, specialmente a livello regionale e comunale”.

Per quel che riguarda invece l’Eurozona, la crescita del Pil è attesa allo 0,7% nel 2024 e all’1,5% nel 2025. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico lascia invariate quindi le proprie stime di crescita per l’area dell’euro.

Cauto ottimismo sull’economia mondiale

Un cauto ottimismo ha cominciato a prendere piede nell’economia globale, nonostante la crescita modesta e l’ombra persistente di rischi geopolitici”, afferma il World Economic Outlook nel rapporto diffuso oggi. “L’inflazione – scrive la capoeconomista Claire Lombardelli – sta diminuendo più rapidamente del previsto, i mercati del lavoro rimangono forti, disoccupazione ai minimi storici o quasi. La fiducia del settore privato sta migliorando. La ripresa si sta svolgendo in modo diverso a seconda delle regioni. Gli Stati Uniti e una serie di grandi emergenti i mercati continuano a mostrare una forte crescita, a differenza delle economie europee. Si prevede che il contesto persisterà, con l’inflazione e i tassi di interesse in calo a ritmi e differenze differenti esigenze di consolidamento fiscale”.    

Secondo l’Ocse permangono pero’ ‘preoccupazioni sostanziali’. “Elevate tensioni geopolitiche, in particolare in Medio Oriente, potrebbe perturbare i mercati energetici e finanziari, provocando un’impennata dell’inflazione e il vacillare della crescita. Gli oneri per il servizio del debito sono già significativi e potrebbero aumentare ulteriormente con il rinnovo del debito a basso rendimento. Le aspettative che l’inflazione continuerà a diminuire costantemente potrebbero anche rivelarsi fuori luogo. Nel medio e lungo termine la posizione fiscale è preoccupante. I governi devono affrontare il crescente debito e l’aumento delle richieste di spesa dovute all’invecchiamento della popolazione, alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alle esigenze di difesa”.     

L’Ocse suggerisce “un solido approccio di contenimento a medio termine della spesa, l’aumento delle entrate e la concentrazione degli sforzi politici su riforme strutturali che favoriscano la crescita sono necessari. Una crescita deludente sottolinea la necessità di rafforzare il commercio globale e la produttività. Il commercio e le politiche industriali dovrebbero mirare a rafforzare le catene di valore globali attraverso la diversificazione. Allo stesso tempo, accelerare la decarbonizzazione richiede misure politiche coraggiose, come investire in infrastrutture verdi e digitali, aumentare le tariffe sul carbonio e promuovere il trasferimento di tecnologie”.

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