Storie Web lunedì, Maggio 20
Notiziario

I consumi domestici nel 2023 sono cresciuti del 4,6%, ma «nel primo trimestre del 2024 gli acquisti di carne in generale hanno segnato il passo, evidenziato dal ridimensionamento dei volumi per tutte le tipologie, maggiore per le carni rosse (-6,4% i volumi delle suine e -5,3% quelli delle bovine) ma a cui non sono sfuggite le carni bianche, che hanno registrato una contrazione dei volumi del 2,9%. «Tale riduzione dei volumi acquistati associata a un ridimensionamento dei prezzi medi – conclude Ismea – hanno ridotto la spesa delle famiglie per le carni avicole del 6,4%».

Anche per le uova il 2023 è stato un anno positivo: in coerenza con i trend di consumo che premiano le proteine, sono un alimento sempre più apprezzato dagli italiani, che ne consumano in media 215 a testa, pari a oltre 13,6 kg all’anno, +4,5% di consumo domestico diretto rispetto al 2022. Il tasso di autoapprovvigionamento è pari al 97%, in crescita di 2 punti percentuali rispetto al 2022.

Quali però le prospettive per il 2024 e quali sfide per l’avicoltura italiana? Per il mercato mondiale del pollame – sottolinea lo studio Ismea – si evidenzia una previsione di crescita compresa tra l’1,5% e il 2%, e in tale contesto anche la produzione italiana dovrebbe incrementare di un ulteriore 0,9% nel 2024. Ma «a creare instabilità sono ancora i prezzi dell’energia e delle materie prime, a partire dai mangimi, influenzati dalle conseguenze dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente».

«Nell’ultima annata – ha commentato Gianluca Bagnara, presidente di Assoavi – la crisi economica ha spinto le famiglie verso l’acquisto di uova favorite dal basso costo rispetto all’apporto proteico e dalla versatilità di utilizzo. Questo si è poi combinato con un rientro del costo delle materie prime per la mangimistica. Questi fattori hanno segnato un buon momento per il settore. L’orizzonte della seconda metà 2024 e 2025 non è però sereno. Le scelte geopolitiche internazionali stanno favorendo l’importazione di uova dall’Ucraina a basso costo e senza il livello di controlli che abbiamo dentro l’Unione Europea. Occorre riaccendere l’attenzione verso le materie prime agricole per la mangimistica: variabilità climatica, scorte contenute e speculazioni finanziarie collegate agli scenari geopolitici potrebbero creare problemi per i costi di allevamento in Europa».

«L’avicoltura italiana – ha aggiunto Antonio Forlini, presidente di Unaitalia – si conferma un settore strategico per il Paese che vede produzione, consumi ed export in crescita anche nel 2023. Non si ferma la passione per le carni bianche, le più amate dagli italiani e fondamentali per una dieta nutriente e equilibrata. Una passione che coinvolge anche l’estero, con l’export in crescita del 29%, grazie alla competitività del nostro comparto. In un contesto sempre più in evoluzione sarà fondamentale coniugare innovazione e sviluppo con benessere animale, sostenibilità ambientale ed economica, mettendo però sempre al centro l’attenzione al consumatore che ci chiede di garantire un prodotto 100% italiano, eccellente ma anche economicamente accessibile».

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