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Notiziario

Gli investitori esteri continuano ad aumentare l’acquisto di titoli di Stato italiani. Dopo il saldo netto positivo di 51 miliardi nell’intero anno 2023 (di cui Il Sole 24 Ore ha dato conto lo scorso 27 marzo), il trend è proseguito ed è anzi accelerato nei primi due mesi dell’anno. Secondo gli ultimi dati diffusi ieri da Bankitalia all’interno delle statistiche mensili della bilancia dei pagamenti, in febbraio gli acquisti netti dall’estero di titoli pubblici italiani hanno superato i 22 miliardi di euro. Considerato che in gennaio il saldo netto era stato di 4,7 miliardi, nei primi due mesi del 2024 gli investitori esteri hanno incrementato di 26,7 miliardi lo stock di debito italiano. Un livello che è già oltre il 50% dell’incremento registrato l’anno precedente.

Rapporto rischio/rendimento

Il balzo registrato a febbraio dagli acquisti esteri di BTp è stato commentato positivamente dagli analisti della banca Usa Citigroup, che hanno evidenziato come «gli afflussi netti degli ultimi dodici mesi sono aumentati a 63 miliardi di euro, il livello più alto dal 2019». Il rapporto tra rischio e rendimento offerto dai BTp, che sulla scadenza a dieci anni ieri offriva circa il 3,9%, è evidentemente attraente per gli investitori esteri. E il loro incremento degli acquisti rappresenta certo una buona notizia per lo Stato italiano. Il problema è che lo stock di debito pubblico continua ad aumentare e che, malgrado lo sprint degli acquisti in arrivo da fuori Italia, la quota percentuale in mano agli investitori esteri – secondo i calcoli di Citigroup – resta ferma al 20% del totale. Livello ben più basso del 45% del 2009 o del 30% del 2015.

I mancati acquisti Bce

Resta il fatto che l’incremento dello stock di titoli sovrani italiani, salito secondo Citi in poco più di un anno da 420 a 500 miliardi, ha contribuito a tamponare i mancati acquisti della Bce dopo la fine del Qe e la temporanea contrazione dei titoli in mano alle istituzioni finanziarie italiane. Il surplus di acquisti, come più volte documentato da Il Sole 24 Ore, è arrivato dai risparmiatori retail italiani che hanno partecipato in massa alle emissioni di BTp Valore e BTp Italia.

La crescita del debito pubblico italiano – salito in valore assoluto a febbraio al nuovo record di 2.872,4 miliardi – non è in questa fase di mercato una fonte di preoccupazione per gli investitori. Né dovrebbe esserlo, secondo gli analisti finanziari, per le tre grandi agenzie di rating che si apprestano a dare il loro giudizio sul merito di credito dell’Italia. Si parte oggi con il pronunciamento di S&P, per proseguire poi con Fitch (3 maggio) e Moody’s (31 maggio). «Vediamo rischi limitati di azioni di rating sull’Italia», è la previsione di Citi.

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