Storie Web lunedì, Maggio 13
Notiziario

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Il flop ormai conclamato della tassa sugli extra profitti bancari non è stato sufficiente per archiviare, con un definitivo de profundis, l’imposta straordinaria che il Governo ha istituito nel 2023 per tassare i guadagni aggiuntivi ottenuti dalle banche grazie all’ampliamento della forbice dei tassi di interesse, attivi e passivi, applicati alla clientela.

In settimana è approdato in Commissione Finanze della Camera un progetto di legge, a firma del deputato Francesco Silvestri del M5S, che mira a prorogare al 2024 la tassa sugli extra profitti delle banche, con un ritocco del regime applicativo e una diversa destinazione dei proventi. Lo scorso anno, va ricordato, la “teorica” tassa straordinaria non ha generato alcun incasso per lo Stato. Le banche hanno tutte deciso di sfruttare l’opzione concessa dal Governo di destinarla a riserva per rendere i loro bilanci più solidi.

La proposta di legge n. 1749, parte innanzitutto dal presupposto di escludere il predetto regime opzionale per il 2024 e destinare il gettito derivante dall’imposta al sostegno dei mutuatari che hanno subito la variazione in aumento delle rate in conseguenza dell’innalzamento dei tassi di interesse e che si trovano in determinate condizioni economiche (rilevate in base all’Isee), con finanziamenti in corso di importi fino a 200mila euro.

Buoni propositi che rischiano però di naufragare nuovamente, come era successo lo scorso anno, quando il Governo – dopo l’intervento della Bce – è dovuto tornare sui suoi passi e concedere la facoltà poi sfruttata dalle banche di destinare a riserva un multiplo (2,5) dell’imposta, in luogo del suo versamento nelle casse dello Stato.

Se i contrapposti gruppi politici desiderano andare realmente incontro alle esigenze delle famiglie, sarebbe sufficiente imporre alle banche – come sollecitato a più riprese da oltre un anno da Plus24 – il ripristino delle condizioni contrattuali precedenti alle modifiche peggiorative introdotte a sfavore dei clienti sui conti correnti negli anni scorsi, non solo sul fronte dell’azzeramento dei tassi, ma soprattutto sull’aumento delle spese. Modifiche introdotte unilateralmente – ai sensi dell’art. 118 Tub – adducendo come motivo i tassi negativi, che ormai sono solo un ricordo.

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