Storie Web sabato, Luglio 27
Notiziario

«L’Europa ci ascolti, è l’ultimo appello», questo il grido d’allarme lanciato da Napoli, del presidente della Piccola industria di Confindustria, Giovanni Baroni. A Napoli, nel Museo ferroviario di Pietrarsa di Fondazione Fs, si è discusso per due giorni di «La via Europea alla sostenibilità. Pmi tra opportunità e incognite». La sostenibilità infatti, per i piccoli imprenditori è una grande opportuniutà, se sostenuta con investimenti e rimettendo al centro l’impresa e la sua competitività. Ma finora non è stato così, per le imprese italiane e non solo. Nelle filiere industriali europee «la situazione di incertezza è terrificante», avverte il presidente della Piccola Industria di Confindustria.

Le transizioni creano blocchi e frenano gli investimenti

«O c’è una istituzione europea consapevole che queste transizioni stanno creando attriti, blocchi, e quindi va a sbloccare questo meccanismo, e si può riprendere a fare investimenti, si congela tutto. Non si supera “un congelamento” che ha fatto perdere all’Europa “tecnologie che sono state sviluppate da altre parti, perchè non ci sono stati investimenti”, sottolinea il leader delle piccole e medie di Confindustria. A poche settimane dal voto europeo, il presidente della Piccola industria rivolge un appello anche al Governo italiano. e al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che è intervenuto al convegno napoletano.

Tajani: «Permettere alle imprese di competere»

«In Europa serve una politica industriale – ha detto Tajani – Una politica industriale che individui obiettivi, che dia delle norme che permettano alle imprese di competere e mi riferisco in modo particolare alle piccole e medie imprese». Poi aggiunge: «Bisogna rafforzare il ruolo della politica anche a Bruxelles, perchè non può essere tutto deciso da un potere burocratico elefantiaco, che ha un potere enorme». Per Tajani «Bisogna tornare alla politica e decidere», serve «la volontà politica». Il ministro degli Esteri dice «No a scelte che sono, diciamo così, per la decrescita felice o che, impongano degli obiettivi irraggiungibili ad industria e agricoltura per ridurre le emissioni di CO2». Il ministro fa riferimento a casi come «la legislazione europea sulla casa» che «non va bene perché impone dei sacrifici enormi ai cittadini europei. Si può fare diversamente». O il «blocco della produzione di auto non elettriche a partire dal 2035. È una scelta che comporterà la perdita in Italia di circa 70.000 posti di lavoro se non ci sarà una correzione». «Tutto – sottolinea – va affrontato con una politica a favore dell’impresa, che guardi anche alle piccole e medie imprese nel nostro Paese, che sono milioni, ed abbiamo il dovere di tutelarle perché rappresentano in Italia, ma anche in Europa il tessuto connettivo della economia».

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