Storie Web domenica, Aprile 28
Notiziario

«Abbiamo fatto una serie di scelte, come quella di non produrre mai magliette bianco ottico: così evitiamo 500 grammi di chimica in eccesso. E poi utilizziamo materiali certificati, riciclati e riciclabili e organico 100% e produciamo al 99,9% in Italia, tra Puglia, Campania, Veeto, Emilia e Piemonte». A parlare di scelte – orientate alla circolarità ma anche all’innovazione e alla qualità – è Alberto Bressan co-founder e ceo della start up vicentina Seay che produce collezioni di abbigliamento sportivo e beachwear da uomo e da donna, ispirate alle atmosfere del surf e improntate a una cultura sostenibile della moda.

L’intuizione è arrivata – come spesso accade – da un lavoro nel settore moda più tradizionale e inquinante: «Ero general manager di una divisione di un gruppo di denim: prodotti che per essere venduti a 29,90 fanno sei, sette viaggi – racconta Bressan – e quando abbiamo iniziato a sviluppare l’idea di un nuovo modello di business abbiamo deciso di puntare sulla sostenibilità». Da qui un’altra scelta: produrre (pochi) capi di alta qualità, investendo in tecnologie che potessero rendere il progetto ancora più efficace nel realizzare un modello il più possibile circolare.

L’azienda – che ha avviato un mese fa circa un round di finanziamenti su mamacrowd (che si concluderà il 29 marzo, ndr) – è nata nel 2020 come società Benefit – e due anni fa è diventata una B Corp – dalla collaborazione del già citato Bressan con altri due soci: Simone Scodellaro, oggi chief commercial officer, e Maurizio Del Duca, chief innovation officer di Seay. L’innovazione è una componente fondante di Seay: «Abbiamo ingegnerizzato il “take back” dei prodotti in un modello chiamato Re3 e abbiamo fatto un accordo con una onlus che selezona, riutilizza ed eventualmente reimpiega il prodotto, con l’obbligo di mantenere le seconde scelte sul territorio italiano. Il cliente che ci consegna un usato ottiene un’etichetta con un rimborso del 20% sull’acquisto che ha già fatto», dice Bressan. Seay ha anche dotato tutti i propri prodotti di passaporto digitale – che sarà un obbligo a partire dall’entrata in vigore del regolamento europeo sull’Ecodesign – con informazioni sulle origini del capo (materiali, luogo di produzione) ma anche sulla cura e sulla manutenzione del capo».

L’obiettivo è quello di crescere senza aumentare l’impatto ambientale, anche con investimenti mirati nei punti vendita: «Abbiamo una rete di 180 negozi multimarca e vendiamo online, sul nostro sito, compensando le emissioni della distribuzione, ma abbiamo anche una serie di progetti retail: una società di Miami ci aiuterà aprire un punto vendita e due corner in loco, mentre abbiamo in programma un’apertura a Marsala ad aprile», conclude Bressan. Già attivo il temporary podium in Rinascente Duomo (area Annex), una porta importante anche per il pubblico internazionale.

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