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Notiziario

Orsini: «L’Italia è il Paese con il più alto numero di auto per abitanti e il parco circolante più vecchio»

Per quanto riguarda ““INTERMOBILITY future ways”, il direttore della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile Raimondo Orsini ha ricordato che «non esisteva ancora in Italia un riferimento univoco che offrisse in un’unica sede e con un’unica fonte scientifica una panoramica omnicomprensiva della mobilità condivisa sostenibile, con i dati più aggiornati per ogni tipologia di servizio, la visibilità sulle best practice ed una visione comune fra decisori, aziende pubbliche e operatori privati». Più in generale, l’appuntamento di novembre è, ha sottolineato Orsini, un’iniziativa che «coglie per la prima volta in Italia e forse tra le primissime in Europa un trend globale che sta crescendo, che è quello di superare l’antica distinzione tra trasporto privato e pubblico grazie alle tecnologie ma anche grazie alle nuove forme di mobilità e quindi estendere il ventaglio dei servizi di mobilità che i cittadini hanno a disposizione volta per volta, a seconda di quello che serve». Questo perché «l’Italia è il paese che ha il maggior numero di automobili ogni mille abitanti, circa 700 vetture ogni mille abitanti, il numero più alto in Europa, ma soprattutto è un parco circolante vecchio, inquinante e che produce molta congestione».

«Serve un’alleanza tra trasporto pubblico locale e sharing mobility»

«Come si inverte questo trend? «In due modi – ha risposto il direttore della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile -, non solo con l’elettrificazione, che come sappiamo ha dei problemi di vario tipo, ma con l’investimento nel trasporto condiviso. Quello che sta succedendo è che all’antica forma di trasporto pubblico, quella tradizionale (bus, metro e tram) si stanno aggiungendo tutta una serie di servizi (la sharing mobility, il MaaS, le app) che permettono al cittadino di muoversi in forma diversa. Qualche numero: in Italia queste forme di nuovi servizi di sharing crescono ogni anno del 50, 60 per cento. A livello di decarbonizzazione, se noi investiamo nel trasporto pubblico nelle città – il 70% degli impatti avviene in città per spostamenti più piccoli di dieci chilometri – riusciremo a liberare le città da quattro milioni di automobili. Le automobili sono ferme per il 97% del tempo». C’è poi anche un discorso economico: «I costi di questi servizi sono solo “pay per use” – ha ricordato Orsini – quindi si paga solo quando si ricorre a un servizio, mentre i costi dell’auto sono fissi ogni anno. La media per una famiglia italiana per il costo di un’auto è di 5mila euro l’anno. Abbiamo fatto dei calcoli, li presenteremo anche a Rimini, aggiornati, per cui con quella cifra si possono acquistare pacchetti di mobilità condivisa, facendo risparmiare dai mille ai 2mila euro a famiglia. Il problema è che questi pacchetti devono essere disponibili. Così come ha la macchina sotto casa, il cittadino deve poter avere l’accesso a questi pacchetti. Questi pacchetti non sono definiti, ma soprattutto vanno insieme al trasporto pubblico. Se noi facciamo delle città dove il trasporto pubblico non funziona bene, non basta la sharing mobility. Il trasporto pubblico locale può allearsi con la sharing mobility per consentire ai cittadini di fare scelte diverse. Anche grazie alle nuove tecnologie, i settori del trasporto pubblico, del trasporto ferroviario, delle autolinee, della sharing mobility e del Mobility as a service possono essere considerati come alleati e formare un unico ventaglio di soluzioni a disposizione dei cittadini, con vantaggi ambientali per l’intero sistema Paese».

Gibelli: «Tpl forma principale di mobilità sostenibile ma servono risorse per un salto di qualità»

C’è anche un nodo risorse. «Il Tpl – ha messo in evidenza Andrea Gibelli, presidente ASSTRA – Associazione Trasporti – è, e sarà, la forma principale di mobilità sostenibile; ma per un reale salto di qualità servono all’anno: 700 milioni per l’adeguamento del Fondo Nazionale Trasporti all’inflazione pregressa; 900 milioni -come proposto dai sindacati- per il rinnovo del contratto; 300 milioni per coprire i costi di esercizio finalizzati al raggiungimento degli obiettivi ambientali imposti dalla UE. Per gli investimenti poi, relativi al rinnovo delle flotte autobus, servono circa 700 milioni di euro annui per i prossimi quindici anni».

Ceccarelli: «Serve sinergia tra i servizi di Tpl, turismo su bus e leisure sul medio e lungo raggio»

C’è infine un lato della questione che chiama in causa il turismo: «Quello su gomma – ha detto Enrico Ceccarelli, componente della giunta ANBTI- Confcommercio – si propone come il punto di snodo tra Tpl urbano e connessioni delle nostre città metropolitane e d’arte verso le aree interne, di grande pregio e attrazione soprattutto agli occhi del turismo “incoming”. Patrimonio naturale, artistico eno-gastronomico – ha aggiunto – sono tutti asset unici difficilmente replicabili ed in questo senso il ruolo dei bus turistici italiani rappresenta un unicum nel panorama di offerte del nostro Paese. Se i servizi di Tpl, turismo su bus e leisure sul medio e lungo raggio sono sinergici – ha concluso Ceccarelli -, l’intermobilità prende forma».

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