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Superbonus 110, le ultime notizie



28 Marzo 2024



20:43

Lo sconto in fattura e la cessione del credito saranno cancellati per buona parte dei lavori che utilizzano il Superbonus edilizio. Questa è la decisione del governo Meloni, che riguarda tra gli altri i residenti delle zone terremotate e il Terzo settore. Diversi parlamentari del centrodestra hanno già chiesto modifiche.

Il nuovo decreto Superbonus, arrivato un po’ a sorpresa nel Consiglio dei ministri di martedì, porta una nuova stretta su cessioni del credito e sconti in fattura. Sono previste alcune eccezioni, come i casi in cui la Cilas è già stata presentata. Per il resto, tutti gli interventi che utilizzano lo sconto del Superbonus non potranno applicare lo sconto in fattura né cedere i propri crediti. Questo colpisce soprattutto gli enti del Terzo settore, che finora erano tra i pochi soggetti rimasti autorizzati a usare queste misure. Ma anche i lavori di recupero e ricostruzione nelle zone colpite da terremoti in Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio.

Ci sono anche altri interventi. Ad esempio, sparisce la remissione in bonis. Finora, la regola era che chi aveva effettuato delle spese nel 2023 per scalarle con i bonus edilizi doveva comunicarle all’Agenzia delle Entrate entro il 4 aprile 2024, ma in caso di ritardi c’era tempo fino al 15 ottobre, pagando una sanzione molto ridotta (250 euro). Ora invece questa possibilità è sparita: il 4 aprile diventa l’ultima scadenza utile. In futuro, poi, sarà chiesta una dichiarazione preventiva, per conoscere dei dettagli sui lavori da svolgere prima che siano inviate le fatture delle spese per le detrazioni. In più, chi ha debiti con l’erario oltre i 10mila euro non potrà accedere ai bonus edilizi.

Queste misure, soprattutto su cessione del credito e sconto in fattura, hanno sollevato non solo le proteste di parte dell’opposizione, ma anche la preoccupazione di esponenti della maggioranza. Il testo del decreto non è ancora ufficiale (come già avvenuto diverse volte in passato), quindi il ministro Giorgetti potrebbe ancora intervenire e cambiare alcuni dettagli prima che venga pubblicato. Poi andrà al Parlamento, che avrà due mesi di tempo per convertirlo in legge, e a sua volta potrà apportare delle modifiche.

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Se le cose andranno come in passato, però, il Parlamento potrà cambiare poco. Più volte il ministro Giorgetti si era opposto all’idea di prorogare il Superbonus al 110%, ad esempio, dicendo che le modifiche potevano essere fatte solo se non si aggiungevano spese per lo Stato. Se il governo applicherà la stessa logica a questo decreto, molte delle richieste che già arrivano dalla maggioranza non potranno essere esaudite.

Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia, ha detto che si cercherà di “apportare miglioramenti al provvedimento in Parlamento”, mentre la deputata forzista Erica Mazzetti ha commentato:  “Rimangono degli aspetti da chiarire e perfino da correggere in fase di conversione: per esempio sulla cessione, o sugli immobili appartenenti a onlus o in zone terremotate. Sono convinta ci sarà modo di farlo con modifiche chiare e condivise”.

Una protesta è arrivata anche dai rappresentanti della maggioranza delle zone terremotate: il presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio, da poco rieletto, ha chiesto di “mantenere gli incentivi previsti per i bonus edilizi nelle aree colpite dai terremoti 2009 e 2016-17 per non compromettere i processi di rinascita in atto”, in un appello condiviso con il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi (anche lui di FdI).

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