Il dibattito di oggi al Parlamento europeo su “RearmEu”, piano proposto da Ursula von der Leyen di un sostegno finanziario al riarmo europeo da 800 miliardi, agita la politica e provoca frizioni all’interno delle coalizioni. Le delegazioni italiane a Strasburgo cominciano a prendere posizione in vista del voto.
Il fronte del no
Tra chi è fermamente contrario c’è il leader M5S Giuseppe Conte che ha preso il treno e con altri 50 parlamentari pentastellati è andato a Strasburgo per dire “Basta soldi alle armi”. L’ex premier ha avuto anche uno scambio di battute con la presidente delle Commissione europea. «Ti avverto che continueremo a fare una forte opposizione, saremo più forti di te», ha detto Conte sorridendo. «Lo vedremo» ha risposto, sempre con il sorriso, von der Leyen. Non ci sono dubbi tra gli eurodeputati di Alleanza Verdi Sinistra orientati a votare compattamente no.
Nella maggioranza non ci sono dubbi sul voto contrario della Lega dopo la bocciatura del piano von der Leyen da parte di Matteo Salvini («È la via maestra per sostenere e lasciare i nostri figli in un continente in pace?»).
Il sì di Forza Italia e Forza Italia
Verso il si gli eurodeputati di Forza Italia, in linea con il loro gruppo, il Ppe. Ancora non ha sciolto tutti i dubbi ma è comunque propensa a sostenere il testo la delegazione di Fratelli d’Italia, che però dà massima importanza alla proposta di Giorgia Meloni di cambiare il nome al piano Ue, da ReArm Europe a Defend Europe.
Il Pd diviso, possibile astensione
Il Pd rischia la spaccatura. Elly Schlein ha manifestato la sua contrarietà al progetto “RearmUe” dicendo no al riarmo dei singoli Paesi ma sì a una difesa europea comune. Non favorevoli alla risoluzione sono perciò gli eurodeputati vicini alla segretaria che sarebbero orientati a votare no. Negli ultimi giorni sono cresciute le pressioni dell’ala riformista, supportate anche da interventi “pesanti” come quelli degli ex premier Paolo Gentiloni, Romano Prodi ed Enrico Letta, tutti d’accordo nel ritenere il “Rearm Europe” comunque un “primo passo” che va in ogni caso sostenuto. L’anima riformista lavora per assicurare una minoranza di sostegno al testo, sostenuto dalla stragrande maggioranza del Partito socialista europeo. Il capodelegazione, Nicola Zingaretti, tenta di di mediare per portare i dem a una soluzione congiunta per evitare la spaccatura. La via della mediazione potrebbe portare all’astensione.