Non so dove l’ha portata

La storia di Juan Bernabé alla Lazio non è ancora finita. Il falconiere era stato licenziato da Lotito a gennaio per avere pubblicato foto intime dopo un intervento di protesi peniena ma da quel momento si è barricato a Formello e non ha ancora lasciato il centro sportivo: da gennaio vive lì, nella sua stanza all’interno della foresteria del club, e non ha nessuna intenzione di andare via nonostante il licenziamento da parte del presidente che ha perfino letto il contratto in diretta per far valere le sue ragioni.

Il falconiere dunque è ancora a Roma, ma dell’aquila Olympia non c’è traccia. Il simbolo della squadra non è in realtà proprietà dei biancocelesti ma appartiene allo spagnolo ed è stato uno dei temi più discussi negli ultimi mesi. In genere prima delle partite il maestoso uccello fa il giro di campo, una scena che ormai i tifosi non possono più vedere. Ospite a “Finché la barca va”, il programma di Piero Chiambretti, Lotito ha ammesso che non ha idea di dove sia l’aquila in questo momento.

Che fine ha fatto Bernabé, non ha lasciato Formello

Il dipendente della Lazio è diventato celebre suo malgrado dopo la vicenda legata al licenziamento. Per oltre 14 anni è stato il falconiere della Lazio e nel 2021 aveva sollevato le polemiche per aver fatto il saluto romano sotto la tribuna Montemario, una vicenda che lo aveva portato a una breve sospensione dalla società. Questa volta dopo aver pubblicato foto intime è arrivato il licenziamento, ma in realtà non ha mai lasciato Formello da quel momento. Lo ha confermato lo stesso Lotito in diretta tv: “Bernabé è ancora a Formello. L’aquila non c’è, non so dove l’ha portata. Sta occupando in maniera abusiva una stanza che non è neanche un’abitazione. Abbiamo intrapreso una serie di iniziative giudiziarie”.

Dunque Bernabé si trova ancora nella sua stanza all’interno del centro sportivo e non è ancora andato via, nonostante il licenziamento e il sollecito da parte del presidente. Il numero uno della Lazio non ha cambiato idea sulla questione ed è profondamente scosso da quanto successo: “Quello che ha fatto non trova giustificazioni, sono stato anche apprezzato. Io ho sempre detto di credere in un calcio didascalico e moralizzatore. Il problema non è stata l’operazione, ma quello che ha proclamato dopo, ha messo la foto. Si tratta di atti osceni in luogo pubblico, e poi quello che ha detto… Non sarebbe stato più credibile mandarlo in una scuola come abbiamo fatto in precedenza”.