Storie Web giovedì, Maggio 2
Notiziario

Uomo, non più giovanissimo e residente al Nord. È questo l’identikit del soggetto che fa ricorso in tema di investimenti all’Arbitro per le controversie finanziarie, come emerge dalla relazione per il 2024 dell’Acf (si veda Plus 24 del 30 marzo 2024), presentata il 18 aprile a Roma dal presidente Gianpaolo Edoardo Barbuzzi. Uno dei dati salienti delle attività relative al 2023 è il fatto che il numero dei ricorsi è sceso sotto i mille (che era anche la stima originaria sulla quale era stata “imbastita” la struttura dell’Acf).
Rispetto a questo cliente spesso anziano, l’Acf raccomanda una maggiore attenzione, anche in termini di tempo da parte degli intermediari, soprattutto in fase di profilatura: non a caso viene citato il caso di un ultraottantenne al quale era stato attribuito un profilo evoluto, con investimenti di lungo periodo, la cui profilatura appare all’arbitro «quanto meno superficiale, se non d’intonazione opportunistica e strumentale».

I numeri

Nel 2023 sono dunque pervenuti all’Acf 963 ricorsi, anche se poi ne sono stati risolti 1.237, smaltendo in parte l’arretrato accumulato nelle annualità precedenti, con risarcimenti per i clienti che hanno superato i 13 milioni di euro.. Soprattutto nei primi anni di attività, l’Acf era stato investito dai “postumi” del contenzioso seriale relativo alla messa in Lca delle banche venete e delle banche risolte, passata quest’ondata la situazione fa assestandosi verso numeri che vengono ritenuti più fisiologici.
In ogni caso nei sette anni di attività dell’Acf sono stati conclusi oltre 10.250 procedimenti. Rimane elevata la percentuale di accoglimento dei ricorsi: 56,8 per cento. Una percentuale notevole anche se rispetto ad una media aggregata, riferita ai sette anni di attività, del 64,1%. Arriva a fine 2023 a 156 milioni di euro il totale delle somme sinora riconosciute a favore dei risparmiatori, con un valore medio dei risarcimenti di quasi 35.000 euro pro-capite (le richieste medie però si attestano intorno ai 56mila euro, che scende a circa 50mila per i ricorsi accolti). Inoltre resta alta la percentuale di volontaria esecuzione delle decisioni da parte degli intermediari – al netto di taluni filoni seriali in via di definitivo esaurimento – il 95,5% dei ricorsi risulta eseguito dagli interessati. Nel 2023, inoltre, sono stati 86 gli intermediari chiamati a rispondere del loro operato dinanzi all’Arbitro, portando così a 238 il totale degli intermediari coinvolti dal 2017 ad oggi. Questo, a fronte dei 1.325 intermediari aderenti al sistema Acf.

Profilatura e adeguatezza

L’Acf rimprovera agli intermediari un atteggiamento – come già accennato – scarsa attenzione alla fase di profilatura della clientela, chiedendo che siano adottate misure idonee per verificare l’affidabilità, l’accuratezza e la coerenza delle informazioni raccolte (e che il cliente deve fornire in modo che siano corrette, aggiornate e complete). Per far questo secondo Barbuzzi: «Il questionario deve fondarsi su una serie di domande congrue, coerenti e conseguenziali, tali da far emergere il profilo reale dell’investitore.
A questo scopo, è auspicabile che gli intermediari convergano verso un format di questionario di profilatura standard e di generale utilizzo, in funzione del che siamo disponibili a fornire il nostro contributo d’esperienza». Anche la valutazione di adeguatezza si può fare (e va fatta) meglio: «Essa assolve la funzione che le è propria solo se è espressione di un giudizio motivato e non apodittico, che illustri con chiarezza le ragioni per cui l’investimento è ritenuto coerente con gli obiettivi del cliente, dando conto delle informazioni a questo fine utilizzate ed evitando di ricorrere solo ad espressioni generiche.
In caso si faccia uso di dichiarazioni pre-formulate, occorre fare in modo che esse siano sufficientemente granulari. Su tali presupposti, non possono dirsi funzionali allo scopo relazioni di consulenza caratterizzate da un generalizzato ricorso a locuzioni standardizzate, che finiscono per svilire le finalità dell’atto».

Le clausole equivoche

L’Acf denuncia anche il ricorso ad alcune previsioni contrattuali «che si caratterizzano per il totale esonero di responsabilità dell’intermediario in caso di malfunzionamenti della piattaforma per l’operatività on-line, senza l’indicazione di termini per il ripristino, né di canali alternativi per garantire continuità operativa». Un giudizio inappellabile su questo profilo: «A prescindere da profili di possibile vessatorietà – afferma Barbuzzi -, previsioni del genere si rivelano, nell’attuale e non reversibile fase di migrazione delle transazioni sul web, anzitutto anacronistiche e, in ogni caso, finiscono per tramutare la posizione del cliente da contraente debole a ostaggio per un tempo indefinito. Oltretutto, in un contesto – quello dei mercati finanziari – in cui il fattore tempo è tanto decisivo che i secondi pesano come ore, le ore come giorni, e così via».

Meglio accompagnati

La maggioranza dei ricorrenti (oltre il 60 per cento) si fa assistere da un professionista – generalmente un avvocato -. Questo nonostante la presenza di un “difensore” non sia necessaria per fare ricorso all’Acf, potendo l’interessato ricorrere da solo. Ma a parte le note lacune finanziarie degli investitori, c’è anche la questione della rilevanza degli importi in gioco (come detto sopra) e la complessità della materia affrontata dall’Arbitro. Occorre però dire che nel caso in cui si pensa che la situazione richieda la presenza di un difensore, meglio coinvolgerlo fin dal reclamo all’intermediario, che è condizione per poi rivolgersi all’arbitro. Il reclamo e il ricorso infatti devono avere ad oggetto le stesse questioni.
Inoltre in un recente convegno a Milano, nel corso del Salone del Risparmio, il presidente Barbuzzi, aveva chiesto anche un maggiore intervento da parte delle associazioni dei consumatori, che in molti casi possono essere un valido aiuto per i ricorrenti.

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