Storie Web domenica, Aprile 28
Notiziario

Italiani sempre più longevi in un Paese in cui si registra l’ennesimo segno negativo per le nascite: secondo i dati Istat contenuti nel Report ‘Indicatori demografici anno 2023’,  i decessi sono stati 661mila, segnando così una diminuzione di 54mila unità rispetto a quello precedente. 

Il 75% della diminuzione rilevata interessa, in particolare, individui di almeno 80 anni di età. Una fascia di popolazione, quest’ultima, particolarmente colpita negli anni della pandemia durante i quali è risultata sottoposta a un significativo eccesso di mortalità anticipata, soprattutto nella sua componente più fragile.     

La mortalità precoce della fascia osservata a varie ondate nell’arco del triennio 2020-22, anni durante i quali si sono avuti rispettivamente 740mila, 701mila e 715mila decessi, i massimi mai riscontrati in precedenza, ha comportato un ritorno quasi ai livelli di mortalità di epoca pre-pandemica.  Nel 2023, infatti, il tasso generico di mortalità si assesta sull’11,2 per mille. Per quanto ancora superiore a quello del 2019 (10,6 per mille), anche per un connaturato effetto crescita legato alla struttura per età della popolazione, è ben inferiore al 12,1 per mille del 2022 e allo stesso 12,5 per mille del 2020.    

In tali condizioni, il calo della mortalità si traduce in un cospicuo balzo in avanti della speranza di vita alla nascita che si porta a 83,1 anni nel 2023, guadagnando sei mesi sul 2022.  Tra gli uomini la speranza di vita alla nascita raggiunge gli 81,1 anni (+6 mesi sul 2022) mentre tra le donne si riscontra un dato di 85,2 anni e un guadagno sul 2022 leggermente inferiore a quello maschile (+5 mesi). Cosicché, mentre gli uomini hanno recuperato i livelli di sopravvivenza ante pandemia (precisamente 81,1 anni nel 2019), le donne presentano ancora margini di recupero (85,4 anni nel 2019).

Nel Nord la speranza di vita alla nascita è di 81,7 anni per gli uomini e di 85,7 anni per le donne; i primi guadagnano sette mesi sul 2022, le donne invece sei. Il Trentino-Alto Adige si conferma la regione con la più alta speranza di vita sia tra gli uomini (82,2) sia tra le donne (86,5); la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste è invece la regione che consegue il maggior guadagno sull’anno precedente, un anno per gli uomini e otto mesi per le donne.    

Nel Centro la speranza di vita alla nascita è poco inferiore a quella del Nord, 81,6 anni per gli uomini e 85,6 anni per le donne: per i primi l’incremento sul 2022 è di sei mesi, mentre per le seconde di quattro. La speranza di vita più alta tra gli uomini si rileva in Toscana (81,9), per le donne nelle Marche e in Umbria (85,9).    

Nel Mezzogiorno si registrano i valori più contenuti della speranza di vita alla nascita, 80 anni per gli uomini e 84,3 anni per le donne. Per gli uomini si profila un campo di variazione che va da un minimo di 79,4 anni in Campania a un massimo di 80,6 anni in Abruzzo. Lo stesso che si riscontra tra le donne, dove tuttavia si passa dagli 83,6 anni della Campania agli 85,5 dell’Abruzzo. 

Se dunque il Trentino-Alto Adige si presenta quale regione più longeva, la Campania dal suo canto continua a presentare la minor aspettativa di vita. Tra le due realtà territoriali si evidenzia nel 2023 un divario di 2,9 anni considerando nell’insieme uomini e donne, che non accenna affatto a diminuire ma semmai a crescere (era 2,2 nel 2003, 2,7 nel 2013)

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