Storie Web martedì, Maggio 7
Notiziario

Con l’approvazione del Senato al decreto Pnrr, l’emendamento che apre le porte dei consultori alle associazioni prolife è diventato realtà. “Il subdolo assalto della destra all’autodeterminazione della donna è segno di una mentalità paternalistica secondo cui le donne sono fragili, incapaci di decidere in modo autonomo”, dice la deputata Laura Boldrini, in un’intervista a Fanpage.it. Per l’ex presidente della Camera occorre “intervenire sul problema dell’obiezione di coscienza” che ostacola l’accesso all’aborto di molte donne.

Con il via libera del Senato al decreto Pnrr, arrivato dopo l’approvazione della Camera la scorsa settimana, l’emendamento che prevede l‘ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori è diventato realtà. A poco è servita la bocciatura da parte della Commissione europea che aveva rilevato la totale estraneità dell’emendamento al Piano di ripresa e resilienza italiano. “Questo emendamento è frutto di un governo oscurantista, retrogrado che vuole comprimere i diritti delle donne”, dice in un’intervista a Fanpage.it, la deputata del Partito democratico Laura Boldrini. Secondo l’ex presidente della Camera, la legge 194 del 1978 che riconosce il diritto all’aborto non andrebbe riscritta, ma “applicata in modo tale che le donne possano fruirne, a partire dall’inserimento di personale non obiettore nelle strutture sanitarie”.

Il decreto Pnrr è diventato legge e così l’emendamento che apre le porte dei consultori ai “soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”, come le associazioni prolife antiabortiste. D’ora in poi, a cosa dovranno andare incontro le donne che vorranno abortire? 

Questo assalto della destra all’autodeterminazione e alla libertà della donna è molto pericoloso e segno di una mentalità paternalistica. Nella loro idea le donne sono soggetti fragili, incapaci di decidere in modo autonomo e quindi devono essere aiutate a riflettere. Questo emendamento, che peraltro è presentato da un uomo – il deputato FdI Lorenzo Malagola – va in quella direzione. Se volessero veramente aiutare le donne, lo farebbero attraverso strumenti che che mancano e che sono alla base delle loro decisioni.

Come il governo di Giorgia Meloni sta legittimando ancora una volta gli antiabortisti

A cosa si riferisce?

Parlo di misure che abbiano al centro il lavoro buono, quello non precario. Se il governo vuole favorire la genitorialità, non deve far venire i sensi di colpa alle donne che vogliono abortire. Ciò che bisognerebbe fare, piuttosto, è promuovere l’occupazione e la costruzione di infrastrutture come gli asili, le scuole a tempo pieno che invece sono carenti perché il governo proprio con il Pnrr ha rimandato l’impegno in questo ambito.

Meloni dice di non voler toccare la 194, ma di aver agito in applicazione delle sue stesse disposizioni. È così?

Per non far fruire le donne di un diritto non c’è bisogno di cancellare una legge, basta non applicarla o svuotarla. È quello che sta facendo Meloni che introduce in modo subdolo queste associazioni antiabortiste nei consultori così da distruggere il ruolo dei consultori stessi. A questo si aggiunge la questione legata all’obiezione di coscienza che in Italia è altissima: ci sono ginecologi, psicologi, assistenti sociali e amministratori obiettori. Invece di fare i concorsi per i non obiettori e ridurre questo questo altissimo numero, il governo non se ne occupa. Nei consultori non dovrebbe neanche esistere l’obiezione di coscienza, come stabilisce peraltro una sentenza del Tar del 2016, la quale ammette la presenza di obiettori solo negli ospedali.

La legge 194 andrebbe riscritta?

No, la legge 194 è molto equilibrata ma non la si mette in atto e così l’aborto resta un diritto solo sulla carta, tanto più con questo emendamento al decreto Pnrr. La 194 andrebbe applicata in modo tale che le donne possano fruire di quel diritto, inserendo cioè personale non obiettore nelle strutture. I dati del ministero dicono che il 67% dei ginecologi sono obiettori. In oltre trenta strutture sanitarie gli obiettori sono al 100%, in cinquanta ospedali la percentuale è superiore al 90.

Proprio pochi giorni fa il Parlamento europeo ha votato una risoluzione – non vincolante – a favore del riconoscimento dell’interruzione volontaria di gravidanza all’interno della Carta dei diritti fondamentali dell’uomo, mentre la Francia ha inserito il diritto all’aborto in Costituzione. Come va interpretato il gesto del governo Meloni?

Mentre l’Unione Europea va verso una maggiore affermazione dell’autodeterminazione della donna, in Italia, si va in senso contrario depotenziando la libertà femminile attraverso misure subdole come queste. Abbiamo un governo oscurantista, retrogrado che vuole comprimere i diritti delle donne perché propone uno schema sociale patriarcale secondo cui la donna non deve avere diritto sul proprio corpo, ma piuttosto stare sempre un passo indietro. L’idea che si propone è quella che il fulcro della vita della donna è fare figli, essere madre e moglie. È una visione completamente anacronistica e in controtendenza.

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