BRUXELLES – La Commissione europea ha illustrato ieri un progetto di legge che, se verrà approvato, introdurrà una brutale stretta all’immigrazione, e in particolare all’asilo. La proposta prevede l’applicazione facilitata del concetto di paese sicuro a cui trasferire un richiedente la protezione internazionale. Nei fatti, secondo l’esecutivo comunitario, si tratta di utilizzare più liberamente di prima l’esempio offerto dall’accordo del 2016 con la Turchia.
«Il concetto di paese terzo sicuro – spiega Bruxelles – consente ai paesi membri di ritenere inammissibile una domanda d’asilo quando il richiedente potrebbe ricevere una protezione effettiva in un paese terzo considerato sicuro. Il diritto comunitario richiede attualmente che le autorità competenti per l’asilo dimostrino un legame tra il richiedente e il paese terzo sicuro in questione». Nella sua proposta, la Commissione europea annacqua quest’ultima condizione.
Secondo il testo legislativo, che andrà ora approvato dal Consiglio e dal Parlamento, il legame tra il richiedente e il Paese terzo sicuro non sarà più obbligatorio. Anche il transito attraverso un Paese terzo sicuro prima di raggiungere l’Unione potrà essere considerato un collegamento sufficiente per applicare il concetto di Paese terzo sicuro. In assenza di transito, il concetto potrà essere applicato se esiste un accordo o una convenzione con un paese terzo sicuro.
Secondo il portavoce della Commissione Markus Lammert, la modifica legislativa renderà più facile di prima la replica dell’accordo che l’Unione europea firmò con la Turchia nel 2016. L’intesa ha permesso alla Grecia di rinviare in territorio turco migliaia di persone giunte sul territorio comunitario (ritenendo la Turchia un paese sicuro). Un parallelo con l’accordo italo-albanese, ha spiegato un funzionario, sarebbe invece sbagliato, poiché nel centro di Gjadër viene applicato il diritto italiano.