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Notiziario

Qualcuno ha sfruttato un momento di crisi per modificare la rotta, ampliare il proprio business, e nei momenti di picco è arrivato a produrre ogni giorno (anche) 12mila paia di suole per le sneaker di un noto marchio del lusso. Qualcun altro ha rilevato un’azienda storica finita nell’orbita di uno dei grandi crack della moda italiana, ha corretto il tiro della produzione diventando terzista, e forte di un business in crescita, ha cominciato ad acquisire piccoli calzaturifici vicini in forte crisi.

Il distretto calzaturiero di Vigevano e della Lomellina, sebbene negli anni abbia sofferto della competitività degli altri hub italiani della calzatura di lusso, continua a rappresentare un polo di eccellenze che generano il 7,3% del valore aggiunto sul totale dell’industria pavese: «Un distretto, formato da calzaturiero e meccano calzaturiero insieme, che è un ecosistema in evoluzione in grado di attivare più di un miliardo di euro di fatturato annuale, con un aumento del 28,5% dal 2019 al 2022 – ha spiegato Alessandro Spada, presidente di Assolombarda -. Numeri importanti che potrebbero essere incrementati ulteriormente grazie al gioco di squadra e all’investimento in innovazione». Spada, insieme a Maria Vittoria Brustia, presidente di Assomac, e Andrea Ceffa, sindaco di Vigevano, ieri ha visitato due aziende del distretto, Fae Project e Mosaicon Shoes.

La parabola Fae Project dagli stampi delle suole al prodotto

Realtà che hanno vissuto anni di crescita, in netta contrapposizione rispetto a Moreschi, azienda simbolo della calzatura vigevanese, che dopo un decennio di crisi a marzo ha chiuso lo stabilimento locale. Fae Project (Gravellona Lomellina), che produce stampi, suole e prodotto finito (sneaker in materiali plastici, con una forte ricerca su quelli bio o riciclabili) ha avuto una parabola ben diversa: «Nel 2009 avevamo solo una piccola officina e abbiamo perso il nostro cliente principale, ma è stato quello il momento di svolta – racconta Renzo Bettin, amministratore unico -. Abbiamo investito in macchinari e ci siamo proposti ai grandi marchi del lusso per produrre in primis le suole: hanno accettato». Fae Project, che continua ad essere un’azienda a gestione familiare, oggi collabora con molti marchi dell’altagamma, dalla progettazione alla calzatura pronta da spedire : «Il fatturato è diviso equamente tra suole e prodotto finito. Ora con il rallentamento del lusso la produzione è un po’ frenata, ma da parte dei brand c’è sempre la voglia di ricerca. E apprezzano che facciamo tutto internamente».

Il caso Mosaicon Shoes: rilancio dalle relazioni con i brand

Mosaicon Shoes (Vigevano) fa un prodotto diverso – sandali, scarpe, stivaletti, in pelle e tessuto – e artigianale ma con Fae Project ha in comune il rapporto con i brand dell’altagamma: «Ho rilevato l’azienda nel 2013 – spiega Massimiliano Sandri, amministratore unico con un passato nel private equity – e ho subito chiuso il marchio proprio per produrre per i grandi brand. Siamo passati da 1 milione a 26 milioni di ricavi, abbiamo acquisito due piccoli calzaturifici e tra giugno e settembre ne rileveremo altri due. Arriveremo a 200 dipendenti e apriremo una nuova sede».

Entrambi gli imprenditori hanno sottolineato la difficoltà di reperire maestranze in loco, specialmente giovani: «La formazione è fondamentale – ha concluso Spada – e sarebbe auspicabile la collaborazione tra imprese per la creazione di un’Academy sul territorio».

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