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Notiziario

I dati sulla demografica che via via vengono fuori dalle statistiche sulla popolazione italiana sono sempre più allarmanti: se nel 1951 ogni 100 giovani c’erano 31 anziani, al 1° gennaio 2024 ogni 100 giovani gli anziani sono diventati 200. Secondo le proiezioni Istat, andando avanti con questa tendenza, nel 2050, ogni 100 giovani gli anziani saranno più di 300.

Il rapporto “Esserci più giovani più futuro. Dai numeri alla realtà”, la prima pubblicazione realizzata in collaborazione con Istat, in base a un protocollo d’intesa firmato dalla Fondazione per la natalità e l’Istituto Nazionale di Statistica fa emergere una popolazione sempre più anziana, con meno potenziali genitori, un mercato del lavoro sempre più difficile per i giovani e un tasso di permanenza a casa con i genitori ben oltre la media europea. Il rapporto sarà alla base della IV Edizione degli Stati Generali della Natalità, che si svolgeranno a Roma il 9-10 maggio, presenti il Papa e la premier Giorgia Meloni, come lo scorso anno.

In 13 anni crollato di 2,5 milioni il numero delle donne in età fertile

Solo 11,5 milioni di donne e uomini tra i 15 e i 49 anni rientrano in età fertile, con un crollo a partire dal 2011, anno in cui se ne registravano quasi 14 milioni. In Italia, inoltre, tra i 18 e i 34 anni, più di due giovani su tre vivono ancora con i genitori. Nel resto d’Europa sono uno su due. Quello che emerge dal report sono anche gli effetti protratti del rinvio della genitorialità, che si traduce molto spesso in rinuncia. Nel nostro Paese, in 8 casi su 10 ci sono delle difficoltà che non consentono alle coppie di realizzare il proprio desiderio di famiglia.

Un giovane (16-24anni) su 3 in Italia è a rischio di povertà

Sul tema dell’invecchiamento della popolazione il dato che è si riduce il numero dei giovani: fino a 14 anni sono 7 milioni 185 mila, il 12,2% della popolazione al 1 gennaio 2024. I tassi di occupazione per classi di età mostrano lo svantaggio dei più giovani dal 2004: -7,3% tra i 15-34enni, +21% tra i 50-64enni. Non solo: un giovane (16-24anni) su 3 in Italia è a rischio di povertà. Le persone a rischio di povertà sono una su 4 tra i 25 e i 54 anni e una su cinque tra le persone di 55 anni e più. Un altro dato: le voci della spesa pubblica italiana per i giovani non raggiungono i livelli degli altri paesi, sia sul totale che in termini di Pil. Ad esempio per l’istruzione viene impiegata una percentuale inferiore di risorse rispetto alle maggiori economie europee: 4,1% del Pil in Italia contro il 5,2% in Francia, il 4,6% in Spagna, il 4,5% in Germania e 4,8% della media dei paesi Ue.

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