Storie Web giovedì, Marzo 20
Notiziario

La Camera ha approvato nella notte il ddl Intercettazioni, che diventa legge: 147 i favorevoli, 67 i contrari. Con la nuova legge, le attività di intercettazioni potranno durare solamente per 45 giorni, poi dovranno essere bloccate a meno di casi particolari, con poche eccezioni. Protesta.

Via libera della Camera in seduta notturna, e poco prima di mezzanotte il ddl Intercettazioni diventa legge con 147 favorevoli, 67 contrari e un astenuto. La norma era già stata approvata dal Senato il 9 ottobre, e adesso si attende solo la sua promulgazione e pubblicazione in Gazzetta ufficiale perché inizi ad avere effetto.

La novità principale che porta la nuova legge è che le intercettazioni della polizia giudiziaria effettuate nel corso delle indagini avranno un limite di tempo: potranno durare al massimo 45 giorni, con poche eccezioni, e si potranno prolungare solo con motivazioni specifiche. Una novità che, secondo le opposizioni, metterà un freno a molte inchieste importanti, mentre per la maggioranza eviterà gli abusi e le violazioni della privacy da parte degli inquirenti.

Il testo della legge è molto breve, si tratta di un solo articolo. È una modifica al Codice di procedura penale, che aggiunge: “Le intercettazioni non possono avere una durata complessiva superiore a quarantacinque giorni, salvo che l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione”.

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Come detto, ci sono delle eccezioni. In particolare, questo limite non si applicherà per le indagini su reati di criminalità organizzata e terrorismo, o anche ai delitti di “minaccia col mezzo del telefono”. In questi casi si seguiranno le norme già in vigore in precedenza per le intercettazioni.

L’opposizione aveva chiesto di aggiungere un’altra eccezione: i reati da Codice rosso, ovvero quelli di violenza sessuale, stalking e non solo, che colpiscono soprattutto le donne. Ma la maggioranza ha detto di no. Poi ha approvato un ordine del giorno (un atto non vincolante) che impegna il governo a fare proprio questo, ma in futuro. Il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto l’ha spiegato così: “Si prevede l’impegno del governo a escludere dal tetto dei 45 giorni anche questo tipo di reato, ma lo si farà con un altro provvedimento”.

Il limite di giorni potrà essere superato se le intercettazioni sono “assolutamente indispensabili” per le indagini. Ma solo se per dimostrarlo sono emersi “elementi specifici e concreti”, che il giudice deve includere nella motivazione per la proroga.

“Si tratta di un errore gravissimo, perché si fa calare una mannaia senza precedenti sulle intercettazioni anche in caso di reati gravissimi come l’omicidio”, ha commentato il capogruppo del Pd in commissione Giustizia Federico Gianassi.

Duro il Movimento 5 stelle: “Ci sono tanti reati gravi che senza intercettazioni non possono essere individuati e puniti, 45 giorni sono un periodo del tutto irrilevante, chi propone questa norma lo sa e non ritiene importante portare avanti le indagini. Si pensi all’omicidio. Il governo Meloni sta decidendo di dare un’immunità ai delinquenti“, ha detto il deputato ed ex magistrato Federico Cafiero De Raho. La M5s Valentina D’Orso ha ricordato un articolo del ddl Sicurezza con cui si dà il via libera ai servizi segreti per “schedare i cittadini in massa”: “Altro che la balla della privacy”.

A difendere la misura il viceministro Sisto, che ha insistito che “le intercettazioni potranno essere regolarmente disposte, ma dovranno avere una motivazione rafforzata” e che l’obiettivo è “evitare quel fenomeno patologicamente noto delle intercettazioni a strascico”. Ma anche il suo collega di partito Enrico Costa (Forza Italia), che l’ha definita una “norma di civiltà giuridica“.

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