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Vittorio Emanuele di Savoia era il figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II e di Maria José. Dal 1970 era sposato con la moglie Marina Doria: la coppia ha avuto un unico figlio, Emanuele Filiberto.

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Vittorio Emanuele di Savoia era figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II e di Maria José. È morto a 86 anni in Svizzera la mattina del 3 febbraio 2024. Lo ha annunciato in una nota la ‘Real Casa di Savoia’: “Alle ore 7.05 del 3 febbraio 2024, Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla Sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra. Luogo e data delle esequie saranno comunicati appena possibile”. Lascia la moglie Marina Doria e il figlio Emanuele Filiberto.

Chi era Vittorio Emanuele e perché era stato costretto all’esilio

Vittorio Emanuele è stato uno dei membri della casa Savoia, nonché figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II. Dal 1983, ovvero anno della morte del padre, è stato il pretendente al trono d’Italia, ma la questione eredità è stata, ed è ancora, al centro di una disputa tra più rami della famiglia. Per alcuni l’erede della casata sarebbe stato il cugino Amedeo di Savoia-Aosta e, una volta morto, il figlio Aimone di Savoia-Aosta. Quest’ultimo per un filone della famiglia oggi sarebbe il vero capo del casato. Ma la questione è ancora al centro di dibattiti.

Certo è che Casa Savoia è una tra le più antiche dinastie d’Europa, riconosciuta alla fine del X secolo nel territorio del Regno di Borgogna.

Nel 1947 con l’introduzione della Costituzione della Repubblica Italiana la famiglia Savoia fu costretta all’esilio. Solo nel 2002, in vista della cancellazione della XIII disposizione, Vittorio Emanuele di Savoia e suo figlio Emanuele Filiberto di Savoia giurando per iscritto alla fedeltà alla Costituzione repubblicana e al presidente della Repubblica non furono più costretti all’allontanamento forzato dall’Italia. Così l’anno successivo i discendenti maschi di re Umberto II poterono rientrare in Italia.

Nel novembre 2007 i legali di Casa Savoia chiesero un risarcimento per l’esilio di circa 260 milioni di euro. Emanuele Filiberto precisò che il risarcimento sarebbe stato devoluto in beneficienza. Il duca Amedeo di Savoia-Aosta, che non era stato interessato dall’esilio, si dichiarò contrario però alla richiesta di denaro. Alla fine però, per una clausola che firmò l’Italia riconoscendo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, lo Stato italiano non riconobbe ai Savoia nessun risarcimento.

Da chi è composta la famiglia di Vittorio Emanuele

Vittorio Emanuele di Savoia era sposato con Marina Doria, da cui ha avuto il figlio Emanuele Filiberto. La coppia si è fidanzata nel 1954 per poi sposarsi con rito civile a Las Vegas l’11 gennaio del 1970 e con rito religioso l’anno successivo a Theran. Marina Doria era un’ex sciatrice nautica svizzera di origini italiane. Il padre di Vittorio Emanuele non ha mai dato il consenso al matrimonio. Da qui forse il motivo per cui è nata la contestazione tra gli eredi: i diritti del trono d’Italia sono passati ad Amedeo di Savoia?

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Tuttavia Vittorio Emanuele di Savoia si autoproclamò “Re d’Italia” il 15 dicembre 1969. L’unico figlio della coppia è Emanuele Filiberto. Anche il figlio è al centro della questione dinastica scoppiata dopo il matrimonio dei genitori.

Perché Vittorio Emanuele fu indagato per la morte di Dick Hamer

Vittorio Emanuele è stato indagato, ma poi assolto, per la morte del 19enne Dirk Hamer avvenuta il 7 dicembre 1978 durate una sparatoria nella notte tra il 17 e il 18 agosto sull’isola di Cavallo, in Corsica. L’accusa sosteneva che a sparare da un’imbarcazione vicina a quella del 19enne tedesco sarebbe stato il principe Vittorio Emanuele di Savoia: quest’ultimo però ha sempre negato l’omicidio. Il 19enne è morto dopo 111 giorni di ospedale, 19 operazioni e l’amputazione dell’arto.

Dopo la sentenza di assoluzione però fece discutere una sua intercettazione in cui si vantava di averla fatta franca confessando in qualche modo.

La difesa ha sempre sostenuto che il colpo mortale provenisse da qualcun altro. Ma allora non furono possibili fare tutti gli accertamenti del caso dal momento che la barca fu subito smantellata senza che la si potesse perquisire.

Vittorio Emanuele venne prosciolto dalle accuse di omicidio nel novembre del 1991 dalla Corte d’Assise di Parigi e condannato solo a 6 mesi di carcere per il porto abusivo della sua arma da fuoco.

I guai giudiziari di Vittorio Emanuele con il pm Woodcock

Vittorio Emanuele finì al centro di un’inchiesta scoppiata nel 2006 quando il magistrato Henry John Woodcock aveva chiesto e ottenuto il suo arresto. L’accusa questa volta era di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, alla corruzione, alla concussione, falsità ideologica, minacce e favoreggiamento. E ancora, secondo la Procura, era a capo di un’organizzazione attiva nel gioco d’azzardo illegale. L’indagine portò al coinvolgimento di 24 persone delle quali 13 vennero arrestate.

L’anno successivo i pubblici ministeri della Procura di Como avevano chiesto al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione della posizione di Vittorio Emanuele di Savoia, così come per tutti gli altri indagati, per i reati di “corruzione per i contratti di procacciamento clienti del casinò e di sfruttamento della prostituzione per il reclutamento di prostitute per i frequentatori della casa da gioco di Campione”. Richiesta accolta dal gip che aveva ritenuto i fatti commessi “non di rilevanza penale”.

Tra anni dopo l’arresto del 2006 invece il giudice per l’udienza preliminare di Potenza Luigi Barrella aveva dato parere favorevole per il rinviato a giudizio di Vittorio Emanuele: in Tribunale ha dovuto difendersi dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di pubblici funzionari.

Il 22 settembre 2010 il gup del tribunale di Roma, Marina Finiti, al termine del giudizio con rito abbreviato, aveva scagionato da ogni accusa Vittorio Emanuele di Savoia e altre cinque persone coinvolte nelle indagini denominate poi “Savoiagate”: l’assoluzione era stata decisa perché “il fatto non sussiste”.

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