Storie Web sabato, Luglio 27
Notiziario

L’ 8 e il 9 giugno non si vota solo per le europee. Ma anche per eleggere sindaci e consigli di oltre 3.700 comuni (in Piemonte si rinnova anche il consiglio regionale) con 29 capoluoghi di provincia interessati di cui 6 capoluoghi di regione: Firenze, Perugia, Campobasso, Bari, Cagliari e Potenza. E in effetti i riflettori sono puntati soprattutto sulle grandi città. In tre centri (Bari, Firenze e Potenza) Pd e M5s corrono divisi, mentre negli altri tre sono alleati.

A Bari, dove aleggia sempre l’ipotesi di sciogliemento per mafia dopo l’inchiesta della magistratura sul voto di scambio, per l’elezione del primo cittadino che prenderà il posto di Antonio Decaro (è in corsa per le europee), scendono in campo in cinque. Dopo 20 anni di opposizione, il centrodestra cercherà di riconquistare la maggioranza in Consiglio comunale puntando sul candidato sindaco leghista Fabio Romito, giovane consigliere regionale (ma in passato anche consigliere comunale) appoggiato da ben 10 liste. Il centrodestra cercherà di sfruttare la spaccatura nel fronte progressista. L’inchiesta della magistratura che ha coinvolto anche un assessore regionale del Pd (dimessosi) ha indotto infatti il M5s a far saltare le primarie unitarie già in calendario e a correre con il suo candidato. Da un lato c’è dunque Vito Leccese (capo di gabinetto del sindaco Decaro – in passato parlamentare dei Verdi e assessore comunale e provinciale, nonché direttore generale del Comune con Michele Emiliano), scelto dal Pd, che potrà contare su sette liste a suo sostegno; dall’altro Michele Laforgia (avvocato penalista – suo padre Pietro Leonida è stato per un breve periodo sindaco della città e senatore del Pds negli anni ’90), sei liste, alfiere di M5s e Sinistra italiana. Due gli outsider: Sabino Mangano, ex consigliere comunale del Movimento 5 stelle dal 2014 al 2019 che guida la lista Oltre, che raggruppa quattro movimenti civici; e Nicola Sciacovelli, ex consigliere comunale per 10 anni che presenta due liste civiche.

A Firenze, storica roccaforte rossa, il centrosinistra è imploso in maniera ancora più clamorosa. E il candidato di centrodestra Eike Schmidt, ex direttore degli Uffizi e attuale direttore del museo napoletano di Capodimonte, sostenuto da una coalizione che annovera tutti i partiti del centrodestra e liste civiche, punta prima al ballottaggio e poi alla vittoria. L’accordo tra Pd e M5s, che per molti mesi sembrava alla portata, è saltato all’ultimo momento, nonostante le numerose interlocuzioni anche a livello romano. I pentastellati schierano dunque Lorenzo Masi, consigliere comunale uscente, mentre Matteo Renzi ha deciso di giocare da battitore libero puntando su Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana. Sara Funaro, esponente dem e assessora uscente della giunta Nardella, è sostenuta da Pd, Avs, +Europa, Azione e liste civiche. Ma si candida a sindaco anche Dimitrij Palagi, sostenuto da una coalizione guidata da Sinistra Progetto Comune, nonché l’ex assessora Cecilia Del Re con Firenze Democratica.

Campo largo diviso anche a Potenza. Assente il simbolo del Pd. I candidati sindaco sono: il vicepresidente della giunta regionale uscente, Francesco Fanelli (Lega), schierato all’ultimo momento dal centrodestra allargato ad Azione e Italia Viva (stesso schema vincente alle regionali di aprile) e tre esponenti del centrosinistra. Si tratta dei consiglieri comunali uscenti Francesco Giuzio (Basilicata Possibile), Pierluigi Smaldone (Potenza Ritorna con il sostegno del M5S) e Vincenzo Telesca (appoggiato da diverse liste civiche e dalla maggioranza del Pd, ma, a causa dalla spaccatura nel partito, senza il simbolo dem che non sara’ presente sulla scheda elettorale). L’outsider è Maria Grazia Marino (Forza del Popolo). Nel 2019, nel capoluogo lucano le Comunali furono vinte al ballottaggio da Mario Guarente (Lega) su Valerio Tramutoli (Basilicata Possibile) con uno scarto di soli 200 voti (16.248 a 16.048). A poche ore dalla presentazione delle liste Guarente, cedendo alle pressioni di chi non credeva in un suo nuovo successo, ha rinunciato a correre per il suo secondo mandato. Al suo posto, il Carroccio ha scelto Francesco Fanelli, vicepresidente della giunta lucana uscente, ma non eletto in Consiglio regionale il 21 e 22 aprile scorso.

Nel campo del centrosinistra da mesi Telesca (eletto per la prima volta in Consiglio comunale nel 2014 e poi, come il più votato, nel 2019) era al lavoro per la sua candidatura a sindaco. Con una lunga storia nel Pd, l’avvocato potentino, che per un po’ ha militato in Italia Viva prima di far ritorno nel Pd, è stato indicato dal segretario lucano dem, Giovanni Lettieri, come il candidato su cui il Pd aveva deciso di convergere. Dopo alcune telefonate infuocate, Lettieri ha dovuto fare un mezzo passo indietro, specificando che la decisione riguardava solo «la maggioranza del gruppo dirigente del Pd». Una formula usata per cercare di frenare, senza riuscirci, i malumori di chi nel Pd era contrario alla candidatura di Telesca, a partire da Vito Santarsiero, sindaco di Potenza dal 2004 al 2014, e membro della Direzione nazionale del partito, che ha chiesto l’intervento di Elly Schlein perché «la scelta non è stata sancita ne’ approvata da alcun organo politico»,

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