Storie Web martedì, Aprile 22
Notiziario

C’è un tempo in cui le figurine erano molto più di un passatempo. Erano un gesto rituale, una piccola economia di cortile, una comunità invisibile fatta di «ce l’ho, ce l’ho, mi manca». Aldo Hugo Sallustro, che si è spento lunedì 21 aprile 2025 a 75 anni, aveva compreso — prima di molti — che dietro a quel gesto infantile si nascondeva una cultura materiale, un’industria dei sentimenti, un’archeologia popolare di massa.

Argentino di nascita (a Buenos Aires), modenese per vocazione, Sallustro era un uomo che viveva nel tempo lungo della tradizione industriale italiana, quella fatta di nomi di famiglia che diventano brand planetari. Suo padre Oberdan era ai vertici di Fiat in Sud America, mentre lo zio Attila aveva fatto innamorare la Napoli calcistica dal 1926 al 1937. Sarebbe potuto restare nel solco familiare, ma scelse la via più sottile, meno prevedibile: quella delle figurine.

Alla guida di Panini dal 1991, Sallustro ha visto passare l’azienda tra mani importanti: Bain Gallo Cuneo, De Agostini, Marvel e la Fineldo dei Merloni. Ma lui è rimasto saldo al timone, custode di un marchio che a Modena ha messo radici profonde. Eppure, in questa lunga transizione, il nome Sallustro era rimasto il punto fermo, il garante di una continuità possibile.

Nel 2016 era diventato proprietario insieme alle sorelle Baroni. L’azienda, fondata dai fratelli Panini nel 1961, oggi vende oltre 5 miliardi di figurine all’anno, generando un fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro. Numeri da multinazionale, ma con un cuore che batte ancora sotto la Ghirlandina.

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