Il virus West Nile arriva trasportato dagli uccelli migratori, può albergare in cavalli ed altri animali, ma un grande pericolo è rappresentato anche dalle uova delle zanzare: le femmine infette possono infatti trasmetterlo alle larve e questo tipo di trasmissione ’transovarica’ amplifica pericolosamente la circolazione del virus. Da qui l’importanza delle misure di monitoraggio e sorveglianza sugli animali portatori, per poterli identificare e procedere poi alla disinsettazione dei territori: per fare questo, sono in campo centinaia di veterinari del Servizio sanitario nazionale, impegnati nei territori teatro dei focolai di infezione di queste ultime settimane.
Intanto sono salite a sette le vittime accertate del West Nile in Italia. Tre i decessi nel Lazio, dove il presidente della Regione Francesco Rocca ha annunciato uno stanziamento da un milione di euro per le disinfestazioni contro le zanzare, veicolo del virus. Altrettante le vittime registrate in Campania, dove però, ha rassicurato il governatore Vincenzo De Luca, «c’è attenzione ma non allarme». Le sei vittime di questi giorni si aggiungono al primo caso mortale avvenuto già a marzo in Piemonte, nella provincia di Novara. E mentre sono 31 le province sottoposte a limitazione per la donazione del sangue, i medici di famiglia hanno lanciato una task force contro le infezioni emergenti, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità.
I controlli veterinari
A puntare i riflettori sull’importanza dei controlli veterinari è Maurizio Ferri, coordinatore scientifico della Società italiana di medicina veterinaria preventiva (Simevep). Il ciclo di trasmissione del virus West Nile, spiega Ferri, “parte dagli uccelli selvatici, migratori e alcune specie stanziali, che ne sono il serbatoio naturale. L’uccello infetto è asintomatico ma la zanzara Culex, pungendolo, può infettarsi e trasmettere a sua volta il virus ad altri animali, come i cavalli ma anche altri mammiferi, e anche all’uomo. In particolare, il cavallo è molto vulnerabile rispetto al West Nile e può sviluppare anche gravi sintomi neurologici. Per questo motivo rappresenta un ’animale sentinella’ per il West Nile ed è incluso nei programmi di sorveglianza”.
Le zanzare femmina
Nel ciclo di trasmissione del virus, avverte l’esperto, “bisogna però anche considerare la trasmissione transovarica: le zanzare femmine infette trasmettono cioè il virus alle uova e quindi alle larve nascenti. Considerando che ogni zanzara vive all’incirca 2 mesi e depone 300 uova per ciclo, ogni 1-2 settimane, possiamo avere un’idea di quanto la trasmissione virale possa essere amplificata anche dalle sole zanzare femmine infette, anche in assenza di uccelli-serbatoio portatori”. Per deporre le uova, le zanzare necessitano di un clima caldo: “A causa dei cambiamenti climatici, le temperature calde perdurano ormai anche a novembre inoltrato e questo allunga il periodo riproduttivo delle zanzare aumentando i rischi, perché in questo modo il virus persiste nei territori, diventando autoctono, anche oltre la stagione estiva”. Un meccanismo che quindi “rende enorme il numero delle zanzare potenzialmente infette”, afferma Ferri. Alla luce di ciò, rileva, “l’obiettivo è prevenire l’insorgenza dei casi di infezione nell’uomo, anche perché non sono attualmente disponibili vaccini o farmaci specifici.
La disinfestazione dei territori
Ma per fare questo, l’unica misura possibile è lo stretto controllo degli animali-serbatoio e, successivamente, l’intervento di bonifica e disinfestazione sui territori”. Fondamentale, chiarisce, “è anche anticipare la sorveglianza sugli animali già ai mesi primaverili, date le temperature più calde. Ma cruciale è pure la sorveglianza su porti e aeroporti, perché insetti o zanzare infette possono essere trasportate con le merci”. Operazioni di monitoraggio che vedono attualmente impegnati, soprattutto nelle regioni più colpite, centinaia di veterinari afferenti alla sanità animale dei servizi veterinari delle Asl e degli Istituti zooprofilattici sperimentali delle varie regioni, che prelevano campioni animali sul territorio perché vengano analizzati. Si tratta, conclude Ferri, “di un’attività fondamentale, che consente l’identificazione precoce del virus negli animali portatori, cosa che consente di mappare le aree interessate da potenziali focolai e di intervenire con disinfestazioni mirate a proteggere la salute umana”.