Una donna di 93 anni è morta allo Spallanzani di Roma a causa del virus della West Nile. La paziente, originaria di Cisterna di Latina, era stata ricoverata al San Paolo di Velletri da dove è stata successivamente trasferita all’Istituto nazionale malattie infettive di Roma. È il quarto caso di morte per la West Nile accertato nel Lazio.
Italia prima in Europa per numero di contagi
Un rapido incremento che colloca l’Italia al primo posto in Europa per numero dei contagi. Lo conferma il report dei Centri europei per la prevenzione e il controllo delle malattie che ha pubblicato il bollettino settimanale aggiornato al 30 luglio anche se nel documento si precisa che i dati sono in aggiornamento e che sono inclusi sia i casi confermati che quelli probabili.
L’agenzia ha aggiornato il bollettino settimanale, dal quale risulta che “dall’inizio del 2025 al 30 luglio 5 Paesi in Europa hanno segnalato casi umani infezione da virus del Nilo occidentale: Bulgaria, Francia, Grecia, Italia e Romania”. Nel report vengono inclusi i casi confermati e quelli probabili, e si specifica che i conteggi “sono preliminari e devono essere interpretati con cautela, poiché potrebbero essere rivisti dai Paesi man mano che saranno disponibili ulteriori informazioni. Di conseguenza, non vengono forniti i totali”. Guardando alla tabella, tuttavia, l’Italia registra il maggior numero di infezioni, seguita a larga distanza da Grecia, Romania, Bulgaria e Francia. E l’Ecdc precisa che “il numero più elevato di casi è stato segnalato nella provincia di Latina”, nel Lazio.
Nella settimana 31 (24-30 luglio) – si legge – infezioni umane autoctone da virus West Nile sono state segnalate per la prima volta nella stagione 2025 dalla Bulgaria (in 1 regione) e dalla Francia (in 1 regione). La Grecia ha riportato contagi in 3 nuove regioni, l’Italia in 7 nuove regioni e la Romania in 1 nuova regione, rispetto alla settimana precedente.
La malattia, i sintomi e le raccomandazioni
Si tratta di una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare, in particolare del genere Culex pipiens, che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici. Le zanzare si infettano pungendo gli uccelli e a volte trasmettono il virus anche a ospiti accidentali come il cavallo e l’uomo. La zanzara che trasmette il virus West Nile non è la zanzara tigre, bensì la nostra zanzara comune notturna, che punge dal tramonto all’alba. Altre possibili vie di trasmissione comprendono la trasfusione di sangue e il trapianto di organi da donatori infetti e ancor più raramente sono state segnalate infezioni congenite trasmesse dalla madre al feto attraverso il latte umano.
La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta disturbi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona.
Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 su 150) e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti.
Rezza: “Cornacchie e gabbiani in città? Influiscono su possibilità infezioni”
La febbre West Nile, come la Dengue ,”è una malattia provocata da un virus” veicolato da zanzare, anche se “le dinamiche di diffusione sono diverse. Mentre per la Dengue il ciclo è uomo-zanzara tigre-uomo, per il West Nile i serbatoi sono gli uccelli e il vettore la zanzara comune che infetta l’uomo pungendolo. In questo quadro cornacchie e gabbiani in città potrebbero influire sull’epidemiologia di alcune malattie infettive, fra le quali il West Nile. Fortunatamente per ora nelle città non si riscontrano problemi e non è detto che accada mai”. Lo spiega Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi professore straordinario di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele. Ma come evolverà West Nile questa estate nel nostro Paese? “I dati nazionali – sottolinea Rezza via social – non mostrano un eccesso di casi rispetto agli scorsi anni, ma si nota una estensione dei focolai che quest’anno, almeno per ora, sono più attivi in alcune zone al Centro-Sud (provincia di Latina, Anzio/Nettuno, provincia di Caserta) rispetto alla Pianura Padana. Le serie storiche degli ultimi anni mostrano un aumento dei casi in agosto e poi una tendenza alla diminuzione già a partire da settembre. Non è una regola, ma è ciò che abbiamo costantemente osservato, e non è detto che possa essere rispettato (in meglio o in peggio) anche quest’estate, considerato i cambiamenti climatici e all’anticipo delle ondate di caldo”.