Ad oggi non esistono antivirali specifici approvati per il West Nile. Il trattamento resta sintomatico e di supporto, con l’uso di immunoglobuline o antivirali sperimentali in casi selezionati. Per questo, la prevenzione primaria è la nostra prima e più efficace linea di difesa.
Sono sufficienti i piani di prevenzione e sorveglianza messi a punto da ministero e Regioni?
La circolare del ministero della Salute del 21 luglio, con il rafforzamento della rete di sorveglianza clinica e ambientale, va nella direzione giusta. La collaborazione tra autorità sanitarie, reti infettivologiche regionali e amministrazioni locali è fondamentale per monitorare l’evoluzione del virus e intervenire rapidamente nei focolai. La rete infettivologica – potenziata dopo l’emergenza Covid-19 – è già attiva, e grazie alla sensibilizzazione dei colleghi è stato possibile diagnosticare i primi casi con tempestività, a dimostrazione dell’importanza della formazione continua degli operatori sanitari.
Si parla sempre più spesso di One Health, l’interconnessione della salute di persone, animali e dell’ambiente. Quanto è importante la collaborazione tra diversi settori per affrontare le sfide sanitarie globali?
Accanto alla sorveglianza clinica, serve una prevenzione ambientale sistematica e capillare. Le disinfestazioni, l’uso di larvicidi e adulticidi, il monitoraggio entomologico sono strumenti imprescindibili. I Comuni devono intervenire nei luoghi a rischio – aree umide, ristagni, zone verdi – ma anche i cittadini devono fare la loro parte. Eliminare l’acqua stagnante nei giardini, nei sottovasi e nei contenitori scoperti, usare zanzariere e repellenti, proteggere gli ambienti domestici: sono gesti semplici ma efficaci.