Le cantine leader
L’Indagine Mediobanca sul settore vitivinicolo italiano stila anche una classifica delle migliori performance delle aziende vinicole italiane. Al primo posto si conferma come leader di fatturato il Gruppo cooperativo Cantine Riunite-GIV con un giro d’affari di 676,6 milioni di euro (+0,6% sul 2023). Al secondo posto il polo vinicolo Argea (464,2 milioni, +3,3%), seguita da IWB con 401,9 milioni (-6,3% sul 2023).
Fatturato 2024 superiore ai 300 milioni di euro anche per la cooperativa romagnola Caviro (385,2 milioni) in calo del 9% sul 2023.
Dieci società si collocano nella fascia di ricavi compresi tra i 200 e 300 milioni di euro: la toscana Antinori (fatturato 2024 pari a 261,6 milioni di euro, in aumento del 7,4% sul 2023), la cooperativa trentina Cavit (253,3 milioni di euro, -5,2%), La Marca, specializzata nella produzione di spumanti, con fatturato 2024 pari 251 milioni di euro (+11%), la veneta Herita Marzotto Wine Estates (248,2 milioni di euro, -2,8%), il Gruppo Collis (219,3 milioni di euro, +4,7%), la trentina Mezzacorona (212,3 milioni, -2,5%), la cooperativa Terre Cevico (211,3 milioni, +7,4%), la Zonin 1821 (209,3 milioni, +7,8%), la Mack & Schühle (205,6 milioni, +19,3%) e la piemontese Fratelli Martini (200,1 milioni, -8,3%).
Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2024 vede in testa la veneta Herita Marzotto Wine Estates (17,8%), seguita dalla toscana Antinori (12%) e da un’altra veneta, Mionetto, che registra un utile su fatturato del 9,2%.
Alcune aziende hanno una quota di export molto elevata, in alcuni casi quasi totalitaria: Fantini Group tocca il 96,1%, Ruffino il 93,3%, Argea e Pasqua superano il 90%.
Le differenze territoriali
L’Indagine Mediobanca offre inoltre una classifica delle migliori performance su base territoriale, tra le regioni. Classifica che al vertice conferma il Veneto che concentra un quarto dei quantitativi di vino italiano prodotto. Un primato che si riflette anche sul valore che supera il 20% del totale nazionale. Segue la Puglia (volume pari al 16,1% del totale, valore 12,6%). Per Piemonte e Toscana il peso in volume, compreso tra il 4 e il 5% del totale, raddoppia in valore (per entrambe le regioni prossimo al 10% di quello italiano); di contro, la Sicilia è la regione con il maggiore distacco della quantità rispetto al valore.