Storie Web sabato, Luglio 27
Notiziario

Il consumo dei vini rosati è in forte crescita, tuttavia in Italia in maniera meno eclatante rispetto al resto del mondo. La ragione potrebbe essere riconducibile in primo luogo a un problema di classificazione e zonazione precisa. Ma diamo un’occhiata alla faccenda attraverso l’elemento più rilevante che, ancora una volta, posiziona la Francia più avanti rispetto a noi.

Infatti i francesi sono partiti centrando il discorso dei rosati sulla Côte de Provence, zona in cui mi sfuggono le opere entusiasmanti se parliamo di vini bianchi e rossi (con l’eccezione di Bandol). Di fatto, parte da lì l’alzata d’ingegno di creare un trend che ha conquistato prima di tutto il mercato interno e poi per diretta conseguenza quello internazionale, con una media di prezzo decisamente elevata.

 

In Italia, invece, non appena si è intuito che la tendenza dei rosati si presentava come successo commerciale, la maggior parte delle aziende vitivinicole ha iniziato a produrre rosati creando una chiara confusione commerciale. Il risultato è che la torta dei consumi si è di certo molto allargata, ma la parcellizzazione della produzione ha reso il mercato interno saturo: non per niente i risultati migliori vengono dall’export.

Se aggiungiamo che siamo un Paese di origini contadine dove nessun produttore savio in passato avrebbe mai sacrificato un rosso per produrre un qualsiasi rosato, le conclusioni si traggono da sole e senza star lì troppo a ragionare.

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