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Daniele Adani ha raccontato il peggior tradimento vissuto nel mondo del calcio: una ricostruzione molto forte da parte dell’ex difensore, oggi opinionista tv, nel corso dell’ultima puntata di ‘Viva El Futbol’.

Daniele Adani ha raccontato il peggior tradimento vissuto nel mondo del calcio. Si pensa spesso che le vite dei calciatori, e degli atleti professionisti in generale, siano facili ma spesso e volentieri ci sono dinamiche e situazioni che non si conoscono. Nel corso dell’ultima puntata di ‘Viva El Futbol’, l’ex difensore e oggi commentatore televisivo ha ricordato quanto accaduto nel marzo del 2005 quando risolse il contratto con il Brescia.

“Anche se la rifarei, è stata una scelta che si è rivelata uno dei tradimenti peggiori che mi abbia riservato il calcio. Un altro? Sì, un altro perché qui andiamo a ritmo che la metà basta. Come ho già detto in altre occasioni, io nel 2004 vado via dall’Inter e ho tre possibilità forti: una è lo Shakhtar Donetsk con Lucescu, che mi chiama e mi dice ‘Vedrai che squadra diventeremo…’; mi voleva Trapattoni al Benfica, dove poi vinse il titolo dopo dieci anni; e il Bologna di Carletto Mazzone, con il quale parlai e rimane un rimpianto che mi porterò sempre dietro. Scelsi di tornare a Brescia per amore, rinunciando a soldi. Pensavo e speravo di esaudire il mio sogno calcistico ovvero smettere la carriera dove ero diventato grande come uomo e calciatore. Ma fu un tradimento totale”.

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Daniele Adani racconta il peggior tradimento vissuto nel calcio

Adani decise di andare via, assieme al compagno di squadra Roberto Guana, dopo essere stato aggredito da dei tifosi che avevano invaso il campo d’allenamento prendendolo per la gola: “E non vado nemmeno a rivangare cose da qualche mediocre della stampa, dalla società, dal direttore sportivo, che adesso non so come l’Udinese ha richiamato a fare e se fossi in lui mi sarei nascosto e avrei lasciato giù il patentino. Ma questo è il mondo del calcio dove c’è chi sa reinventarsi perché le lingue biforcute sanno stare bene in questo mondo”.

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Il riferimento è a Gianluca Nani, attuale direttore sportivo del Watford e group technical director dell’Udinese, che all’epoca era direttore sportivo del Brescia. In merito a queste ultime parole, Antonio Cassano si è espresso così: “Lele sai come le chiamo queste persone ? I serpenti con l’olio addosso. Il serpente già non lo prendi, figuriamoci con l’olio addosso…”.

Adani ha precisato: “Io non entro nel merito delle competenze, ognuno ha le sue visioni. Ma sono i comportamenti, i modi, la meschinità, le vigliaccherie. Ci sono anche situazioni penose che ho vissuto e anche per questo ho mollato andando a fare un nuovo percorso, che mi ha dato delle gioie”.

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Nel corso della trasmissione, mentre si stava parlando della Roma e Dybala, Adani è tornato sulla vicenda: “Tratto questo argomento con il rispetto del calciatore che è stato Paolo Dybala perché sono una persona onesta non come quel direttore che c’era a Brescia, che di onesto non ha niente”.

L’addio di Daniele Adani a Brescia, cosa è successo

A primavera del 2005 Daniele Adani e Roberto Guana si presentarono nella sala stampa a Coccaglio e comunicarono la scelta di lasciare il Brescia con un comunicato lungo e pregno di significato. Nella ricostruzione fatta da La Gazzetta dello Sport c’erano le parole di Paolo Conti, ex calciatore che all’epoca era il manager di Adani, che precisò: “Escludo che il mio assistito sia in preda a crisi mistica o sia vittima di qualche setta pseudoreligiosa. Daniele continuerà a giocare altrove, ha lasciato il Brescia perché scosso dall’ aggressione. Bisognerebbe fare qualcosa per contrastare certe cose, ma ce la caviamo con un “purtroppo” e via”. L’aggressione di qualche giorno prima aveva scosso l’ambiente e, soprattutto, i due calciatori.

Alcuni passaggi molto forti del comunicato erano stati fatti nei confronto del presidente Gino Corioni, di un dirigente (il consulente Gianluca Nani) e dell’ex allenatore Gianni De Biasi. Qualche mese prima aveva rescisso il suo contratto col Brescia anche Matias Almeyda: per la società lombarda arrivò la retrocessione alla fine di una stagione travagliata per molti motivi.

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