Storie Web giovedì, Maggio 29
Notiziario

L’export

Prima regione vinicola d’Italia, secondo dati aggiornati al 2023, è il Veneto che contribuisce un quarto del prodotto nazionale, a seguire la Puglia con il 16,1%. Piemonte e Toscana – con, rispettivamente, il 4% e il 5% della produzione – pesano quasi per il 10% per valore della produzione. Il Veneto è anche la maggior regione esportatrice con più del 35% dell’export di vini italiani, con Piemonte e Toscana al 15% ciascuna. Dai bilanci si evince che i produttori piemontesi vendono oltre confine per il 63% del loro fatturato, i toscani il 59,5%, gli abruzzesi il 58,7%.

Classifiche

Il gruppo di maggiori dimensioni nel 2024, con 676,6 milioni (+0,6% sul 2023), è Cantine riunite-Giv, davanti ad Argea (+3,3% a 464,2 milioni) e IWB (-6,3% a 401,9 milioni). Sopra i 300 milioni di fatturato c’è anche la cooperativa romagnola Caviro con 385,2 milioni (-9% sul 2023). Ci sono poi dieci aziende con giro d’affari compreso tra i 200 e i 300 milioni: la più grande è la toscana Antinori (+7,4% nel 2024 a 261,6 milioni), seguita a ruota dalla cooperativa trentina Cavit (-5,2% a 253,3 milioni). Le altre sono La Marca, specializzata in spumanti (+11% a 251 milioni), Herita Marzotto Wine Estates (-2,8% a 248,2 milioni), il Gruppo Collis (219,3 milioni, +4,7%), Mezzacorona (212,3 milioni, -2,5%), la cooperativa Terre Cevico (211,3 milioni, +7,4%), Zonin (+7,8% a 209,3 milioni), Mack & Schuehle (+19,3% a 205,6 milioni) e Fratelli Martini (200,1 milioni, -8,3%).

Per redditività Herita Marzotto vanta il rapporto più alto tra utile netto e ricavi col 17,8%, Antinori è al 12%, Mionetto al 9,2%. In aggregato il più alto margine Ebit è quello delle aziende toscane (16,4%).

Le aziende che più esportano, producendo quasi esclusivamente per l’estero, sono Fantini Group che tocca il 96,1%, Ruffino arriva al 93,3%, Argea e Pasqua superano il 90%.

Il rapporto con la finanza

L’assetto proprietario del settore è ancora a carattere prettamente familiare: il 65% del patrimonio netto complessivo delle aziende considerate fa capo a famiglie, l’81,5% alle cooperative. Di riflesso, l’apertura del capitale a investitori terzi è limitata. Sull’aggregato, infatti, gli investitori finanziari hanno un peso pari al 10,7% dei mezzi propri, banche e assicurazioni contano per il 5%, i fondi di private equity del 4,1%. Mosche bianche le società quotate: sono solo due – Masi Agricola e IWB – e entrambe quotate dal 2015 sul listino dedicato alle piccole e piccolissime imprese dell’Aim, che oggi si chiama Euronext growth.

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