Storie Web venerdì, Ottobre 17
Notiziario

Il “bisogno fondamentale” da parte delle vittime e dei sopravvissuti ai casi di abusi all’interno degli organismi ecclesiali o commessi, comunque, da persone che a questi si possono ricondurre, è quello di “avere accesso alle informazioni sul loro caso” e questo costituisce un “argomento di notevole preoccupazione”. E’ uno dei messaggi che emerge dal Rapporto Annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa in ambito di prevenzione e contrasto degli abusi, redatto dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori e riferito all’anno 2024, presentato in Vaticano tra gli altri dall’arcivescovo Thibault Verny e il vescovo Luis Manuel Alí Herrera, rispettivamente presidente e segretario della Commissione.

“Notevole resistenza culturale in Italia nell’affrontare gli abusi”

L’accesso a questi dati, è emerso nelle risultanze del Rapporto, “è stato indicato in particolare come rilevante componente del percorso di guarigione per le vittime e per i sopravvissuti. Ad esempio, è stato riferito, una vittima ha spiegato: ”Vuoi sapere e non ti dicono nulla. È come essere mandati in purgatorio”. La Pontificia Commissione anti-abusi rileva una “notevole resistenza culturale in Italia nell’affrontare gli abusi”. Inoltre “i tabù culturali possono rendere difficile per le vittime/sopravvissuti e per le loro famiglie parlare delle proprie esperienze e denunciarle alle autorità”.

La mancanza di adeguata assistenza psicologica per le vittime

La Commissione che si è occupata dei casi, si sottolinea poi, “ha da tempo rilevato tale mancanza di informazioni a favore delle vittime e dei sopravvissuti e ha evidenziato questa lacuna nel suo primo Rapporto Annuale (del 2023), chiedendo un maggiore accesso alle informazioni da parte delle vittime e riguardo ai loro casi in corso. In questo secondo Rapporto Annuale, la Commissione – si sottolinea – continua a evidenziare tale preoccupazione nelle sue raccomandazioni alle Chiese locali, le quali hanno la responsabilità primaria di comunicare aggiornamenti alle singole vittime”. Altra “mancanza”, si aggiunge, quella “di assistenza psicologica” sia per le vittime che per le loro comunità. Riportata anche la testimonianza di un’altra vittima che ha insistito sulla necessità che servizi di consulenza e di salute mentale siano prontamente disponibili per le vittime e i sopravvissuti, sottolineando al contempo che le famiglie, profondamente colpite dall’abuso, dovrebbero ricevere anch’esse supporto.

“Ancora una comprensione limitata del fenomeno nella Chiesa”

Da parte di settori della Chiesa, se non di Chiese locali e nazionali, c’è ancora “una comprensione limitata da parte della riparazione” ai casi di abuso. Il Rapporto non ha nascosto che questa “è emersa quale ostacolo al percorso di guarigione delle vittime e dei sopravvissuti. ”Una vittima/sopravvissuto-a ha spiegato che le compensazioni economiche, – si legge nel Rapporto – e strutturate in modo indipendente ed equo, possono avere un impatto significativo sulla vita delle vittime e dei sopravvissuti, consentendo loro di accedere alle necessarie cure psicologiche e di riacquisire un senso di dignità“. Tuttavia, molte delle vittime hanno affermato che il risarcimento economico ”è spesso visto con sospetto, come se desse un prezzo alla sofferenza”.

Altro elemento emerso come “un punto chiaro e costante” riguardo al desiderio delle vittime è stato quello “di sentirsi ascoltati e avvolarati nelle proprie esperienze”.

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