Storie Web giovedì, Dicembre 12
Notiziario

“Gentile Marco, nell’ambito del prossimo piano industriale 2025-2027 l’azienda intende introdurre un nuovo modello di organizzazione del lavoro, innovativo e distintivo, improntato sulla settimana corta”. Nella proposta del gruppo Unipol l’attacco della mail che ogni lavoratore, col suo nome, ha ricevuto lo scorso venerdì, è indubbiamente allettante. Il dettaglio, secondo quanto sta emergendo dalle assemblee in corso in questo ore un po’ meno. La proposta ha spiazzato i sindacati (Fna, Fisac Cgil, First Cisl, Uilca e Snfia) che si erano seduti al tavolo con il mandato dei lavoratori a discutere 8 giorni di smart working al mese, dopo la sperimentazione fatta quest’anno di 4 giorni al mese, che termina a fine anno, fatta eccezione per chi lavora nei call center.

Le assemblee e il referendum

Ieri ci sono state le assemblee a Bologna, oggi ci saranno quelle a Milano. Le prime indicazioni sono a favore dello smart working – su cui peraltro nella compagnia ci sono delle aperture ma solo per determinate, specifiche casistiche (si veda ilSole24Ore del 18 settembre) – e stanno mettendo in difficoltà il sindacato aziendale che appare politicamente molto indebolito, soprattutto dopo il cortocircuito nella comunicazione con cui lo scorso venerdì tra i lavoratori si era diffusa la convinzione che fosse stato già fatto un accordo. Per sgombrare il campo dalle perplessità e dai dubbi e avere mandato a trattare, i sindacati dopo le assemblee stanno valutando di fare anche un referendum con due ipotesi di domanda: vuoi la settimana corta? Sì o no? Se sì allora si apre un negoziato per parlarne. L’altra domanda: vuoi lo smart working? Sì o no? Se sì devi sapere che serve una mobilitazione a oltranza. Tutto questo nel bel mezzo di una serie di vertenze, dall’automotive agli elettrodomestici, che hanno al centro più che la flessibilità il posto di lavoro vero e proprio. Visto che l’azienda ha comunicato che il modello proposto sostituirà l’attuale sperimentazione del lavoro agile che terminerà il 31 dicembre di quest’anno, è molto probabile che per i lavoratori di Unipol il 2025 si aprirà con il rientro in sede cinque giorni su cinque, tranne che per i call center, e nel cassetto la proposta di settimana corta da discutere. A meno che non parta una trattativa lampo e arrivi un accordo sindacale tra Natale e Capodanno che porterebbe per la prima volta una grande compagnia assicurativa a sperimentare la settimana corta con un accordo sindacale collettivo.

Una proposta distintiva

La proposta di Unipol è infatti sicuramente distintiva e unica tra le grandi compagnie assicurative dove la scelta è stata quella di puntare sullo smart working con modelli più o meno strutturati. Ovviamente se escludiamo Intesa Sanpaolo Vita che applica il pacchetto di accordi di Intesa Sanpaolo, quindi flessibilità oraria in ingresso e uscita, settimana corta a parità di stipendio ma senza giorno a casa fisso, oltre allo smart working. E se escludiamo l’apertura che era stata fatta da Allianz. Sembra quasi di intravedere nuovi posizionamenti nelle politiche del lavoro che rimandano anche a quanto sta accadendo in Ania da cui Unipol è uscita, pur continuando ad applicarne il contratto. Ma, forse, qui siamo nel campo della dietrologia. Forse, perché a fine anno scade il contratto di lavoro Ania ed è difficile pensare che questa proposta non incida in qualche modo sulla trattativa che dovrà essere avviata.

Il modello di settimana corta

Tornando alla settimana corta di Unipol la proposta prevede la distribuzione dell’orario di lavoro su 4 giorni con 9 ore di lavoro al giorno: chi aderirebbe, su base volontaria, lavorerebbe 36 ore invece di 37, guadagnando un’ora a settimana. Che vuol dire 4 ore al mese e 36 all’anno, ossia circa 5 giorni liberi. Il tutto a parità di stipendio, benefit e welfare. Di cosa si sta parlando quindi? La distribuzione dei giorni prevede due modelli, uno dal lunedì al giovedì con venerdì libero, l’altro dal martedì al venerdì con lunedì libero.

Il venerdì assicurativo

Ritorna insomma il tema del venerdì pomeriggio assicurativo che è stato al centro di diversi negoziati per il rinnovo del contratto di lavoro Ania prima di perdere il lasciapassare dell’accordo sindacale. La distribuzione canonica dell’orario di lavoro settimanale nelle assicurazioni è infatti su cinque giorni ma fino alle 14 del venerdì. Un tempo le compagnie per fare lavorare le persone il venerdì pomeriggio erano vincolate all’accordo sindacale. Oggi, invece, se l’accordo non si trova ci sono delle previsioni del contratto Ania che consentono di procedere senza. Con la redistribuzione dell’orario di lavoro, gli assicurativi potrebbero lavorare fino alle 19 anche alcuni venerdì. Senza straordinari. E questo non è passato inosservato. Da notare che da tutta la proposta restano esclusi i funzionari senior con incarico di responsabile che lavoreranno 5 giorni in presenza a settimana. Ma verrebbero ricompensati con un vero e proprio Mbo. Stando a quello che dice il gruppo Unipol il nuovo modello organizzativo consentirà «relazioni e collaborazione rafforzate perché la presenza in ufficio 4 giorni a settimana garantisce momenti di confronto diretto tra colleghi, essenziali per la crescita delle persone». Ma anche «maggiore efficacia grazie a una organizzazione del lavoro più coesa e una maggiore responsabilizzazione nel raggiungimento degli obiettivi». E poi «un maggiore bilanciamento tra lavoro e vita privata». Adesso sta ai lavoratori decidere cosa fare.

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