Storie Web giovedì, Ottobre 16
Notiziario

Un pacchetto di norme per contrastare l’ultra fast fashion e tutelare la filiera made in Italy. È quanto emerso dal tavolo tecnico convocato d’urgenza al Mimit dal ministro Adolfo Urso, alla presenza dei vertici delle principali associazioni del sistema moda, tra cui Confindustria Moda, Altagamma, Cnmi, Cna Federmoda e Confartigianato. Urso ha ha definito il pacchetto di nuove regole, che dovrebbe essere “agganciati” al Ddl Concorrenza, «una misura che completerà il percorso avviato con l’approvazione in Commissione al Senato del primo pacchetto di interventi urgenti per certificare la trasparenza e la qualità del lavoro delle filiere, contrastando le pratiche scorrette».

L’allarme delle imprese sull’ultra fast fashion (condiviso in Europa)

Proprio un mese fa, a Parigi, Confindustria Moda aveva firmato, insieme ad altre associazioni omologhe europee, un documento per sollecitare azioni immediate contro l’ultra fast fashion (moda a bassissimo costo, venduta da piattaforme come Shein, ndr) da parte dell’Unione europea e degli Stati membri, tra cui spiccano la riforma del Codice doganale europeo e l’eliminazione dell’esenzione dai dazi per le merci sotto i 150 euro (sollecitate anche dalla Commissione Ue, con una comunicazione del febbraio 2025 indirizzata ai co-legislatori). «Applicare velocemente tutele in Italia e spingere la Commissione Europea a farlo rapidamente ed in modo incisivo sono la priorità nostre e di tutto il comparto» ha detto Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda. Che tra le priorità ha inserito «mettere un freno alla pubblicità ingannevole orientata dalle piattaforme social soprattutto ai nostri giovani». E ha sottolineato l’urgenza di una «veloce approvazione dell’Epr in Italia che diventa dunque obbligatoria anche per produttori extra Ue, consentendo così di far decollare la filiera del riciclo». Per dare attuazione alla legge in vigore del 1° gennaio 2022, infatti, manca (da anni) un decreto interministeriale che le imprese si augurano che sia emanato entro il 2025.

Positiva anche la reazione di Camera nazionale della moda italiana e Altagamma: il presidente di Cnmi (che è anche vicepresidente di Altagamma) Carlo Capasa e il presidente di Altagamma Matteo Lunelli hanno dichiarato che «ritengono fortemente pericoloso per l’economia italiana e per i consumatori italiani l ’invasione di prodotti a scarsissima qualità e a bassissimo costo che non rispettano e non rispondono a nessuno dei criteri e dei requisiti di legalità, trasparenza, tracciabilità rispettati dalle aziende italiane. È giusto chiedere alle aziende italiane di alzare ulteriormente questi standard, già alti, ma sarebbe paradossale continuare a consentire di comprare prodotti che vengono importati da altri Paesi che non rispettano nessuno degli obblighi e dei requisiti previsti nel nostro Paese».

Le norme per la filiera “legale” approvate in Commissione al Senato

Durante il Tavolo del 16 ottobre il ministro Urso ha anche illustrato alle parti le norme – approvate per ora solo in Commissione Industria al Senato, dove erano state presentate come emendamenti al ddl Pmi – sulla certificazione della filiera moda per garantire il rispetto della legalità (alla luce degli episodi di caporalato che hanno coinvolto brand prestigiosi come Armani e Dior). Camera Moda e Altagamma si sono resi disponibili « ad aprire un confronto tecnico in cui presentare alcune proposte migliorative in tempi molto rapidi così da non frenare l’iter del disegno di legge in discussione al Senato», con specifico riferimento alla «parte che concerne gli effetti prodotti dalla certificazione della filiera». Il tema è prioritario anche per Cna Federmoda, come spiega la presidente Doriana Marini: «Su questo fronte deve trovare spazio oltre all’azione legislativa un “patto di filiera” tra tutti i rappresentati del mondo imprenditoriale che veda partecipi brand, fornitori e conto terzi in un’ottica di tracciabilità e sostenibilità economica che possa garantire il giusto valore ad ogni anello della catena di fornitura. Crediamo anche che debba essere riconsiderata l’applicazione della Legge sulla subfornitura (legge 192/98) che già contiene interessanti profili di responsabilità».

Il credito di imposta per ideazione estetica come priorità

Infine, le associazioni si sono dette soddisfatte del fatto che il ministro Urso «condivida la proposta (di proroga e potenziamento del credito d’imposta per design e ideazione estetica, ndr) e l’abbia messa tra le priorità del Mimit». Su questo fronte si è pronunciato anche Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, che ha definito il credito di imposta in questione uno «strumento essenziale per garantire la competitività del settore».

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